Page 92 - Dalla Battaglia d'arresto alla Vittoria - La storia e le emozioni attraverso le testimonianze dei protagonisti
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                  varesi ne conosciamo fin dal quindici; e ieri il tenente Scarpa con la pattuglia
                  ne ha già presi due per campione. Son come gli altri, vero, ragazzi? E allora
                  fianco destr, e avanti.
                     Faticosa marcia sotto la neve. Si giunge nella tormenta alle falde del Monte
                  Tondarecar, ci si accampa nella neve e pacciume.


                  13 nOvembre
                     All’alba, ordine di andare in linea con la compagnia sul Monte Tondarecar.
                  I buoni soldati del genio hanno cominciato a costruire un reticolato proprio
                  sulla cresta del monte. Campo di tiro, zero. Rifaremo, non è vero? Fare e di-
                  sfare è tutto un lavorare; ma voi farete le schioppettate con noi se sarà neces-
                  sario. E sarà necessario. Ché ho quattro uomini ogni cinquanta metri.
                     Nella luce livida doloroso scenario delle Alpi che furono nostre e che ora
                  il nemico possiede. Ma dove urterà contro il nostro dolore e il nostro rancore,
                  non passerà.

                  15 nOvembre
                     Non è passato.


                  22 nOvembre
                     Nemmeno oggi è passato. Dopo la furia del bombardamento su queste li-
                  nee appena abbozzate, il nemico ha ritentato lo sforzo con vanità d’assalti te-
                  naci. E anche oggi, morti su morti ha lasciato, nel bosco, nel pianoro scoperto,
                  fra i sassi, contro i reticolati.
                     Le mitragliatrici radevano la trinceetta bassa sul cucuzzolo — ma appena il
                  rischio s’allontanava, fuori le teste i miei alpini ostinati, a cercar il bersaglio. E
                  De Fanti teme che si siano radunati nemici in angolo morto sotto il reticolato,
                  e balza in piedi fra una raffica e l’altra sulla trincea e butta e colpisce nel vivo
                  — bombe a mano lì sopra, barba al vento, decisione d’eroismo stampata sulla
                  faccia. L’altra notte udimmo gli urli delle donne di Enego, quando v’entrò
                  l’austriaco — e De Fanti pensa a sua madre e alle sorelle rimaste nel borgo
                  cadorino e una volontà inflessibile di vendetta gli segna la fronte.
                     Ahimè, ho paura che stamattina non si mangi, né ufficiali né truppa. Il vec-
                  chio Gallina ha mollato mestolo e forchetta, ed eccolo qui alle fucilate, e dove
                  mira, azzecca. E Ceschin ha lasciato laggiù le casse di cottura ed è venuto a
                  cercare un fucile, e quando io mi meraviglio di vederlo qui e gli faccio i miei
                  elogi, mi guarda attonito, meravigliato lui della mia meraviglia.
                     Questo significa uccidere un uomo. Dovevano passare due anni di guerra
                  perché io lo capissi, pur dopo le battaglie, pur dopo tante pattuglie per i bo-
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