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            scopo di ostacolare l’immissione di truppe nemiche nella testa di sbarco ed
            agevolare l’avanzata verso l’aeroporto di Ponte Olivo. Ambedue le operazioni
            fallirono; del contingente britannico, su 134 alianti decollati, 47 vennero sgan-
            ciati troppo presto cadendo così in mare, 75 presero terra disperdendonsi in
            varie località e di questi solo 12 atterrarono nei pressi della foce dell’Anapo.
            In sostanza solo 8 ufficiali e 65 uomini raggiunsero l’obiettivo di Ponte Olivo.
            Per i 2.700 paracadutisti americani non andò meglio; su 4 btg. lanciati, solo 1
            prese terra in maniera ordinata a ben 40 Km. dall’obiettivo; i rimanenti si di-
            spersero lungo un tratto di 100 Km. su tutta l’estensione del settore di sbarco.
            Nonostante tutto ciò, le azioni di aviosbarco produssero buoni risultati perché
            nell’oscurità, attaccarono tutte le posizioni nemiche che incontrarono produ-
            cendo allarme, disorganizzazione ed ostacolando così l’afflusso delle riserve.


            Considerazioni. Sulla caduta della Sicilia i giudizi sono stati, in questi anni,
            molto duri. Innegabilmente la tenuta morale di alcuni reparti si mostrò assai
            fragile; innegabilmente le divisioni costiere, in generale, non poterono loro
            malgrado, opporre che una ben limitata resistenza; innegabilmente il compor-
            tamento della popolazione siciliana dette motivo a polemiche; innegabilmente
            l’efficienza delle nostre divisioni mobili fu nettamente inferiore a quella tede-
            sca. Ad esse occorre aggiungere la diffusa convinzione che il nuovo governo,
            creatosi dopo la caduta di Mussolini, portasse rapidamente alla fine delle osti-
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            lità con gli anglo-americani .
               Tali giudizi sono però, in parte ingiusti, alla luce di quanto è stato esa-
            minato in merito alle gravi carenze delle nostre truppe. Da un punto di vista
            prettamente strategico, la maggior accusa rivolta al C.do F. A. della Sicilia
            riguardava l’eccessivo diradamento delle forze che non avrebbe così consen-
            tito la rapida realizzazione di una massa di manovra idonea a determinare
            il reimbarco del nemico. È senza dubbio vero che l’impiego in tal senso di
            una massa di manovra in più direzioni contemporanee non è quello migliore,
            poiché ovunque si sarà sempre più deboli e pressoché ovunque si sarà sempre
            in un equilibrio momentaneo che la difesa non può ulteriormente spezzare,
            ma, muovendo una tale giustificata accusa, va però tenuto presente, che, con
            lo strumento a disposizione, non vi erano molte altre possibilità. La difesa
            disponeva solo di 6 divisioni mobili e di queste 3 erano appiedate. Gli ele-
            menti veramente mobili e in grado di opporsi agli alleati erano in tutto meno
            di 50.000 uomini, 237 cannoni e 165 carri armati e 24 semoventi. Con questo
            complesso piuttosto modesto, che era l’unico in grado di contromanovrare con
            una certa tempestività ed efficacia, il generale Guzzoni dovette fronteggiare la
            più grande, in assoluto, operazione di attacco tridimensionale realizzata fino


            17  Ibidem.
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