Page 236 - Il Corpo di spedizione italiano in Cina 1900-1905 - Organizzazione, uniformi e distintivi
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236                                        Il Corpo dI SpedIzIone ItalIano In CIna - 1900-1905


               Il nuovo capo di vestiario adottato “per gli ufficiali di qualsiasi grado, arma
            e corpo, eccettuati quelli dell’arma, dei carabinieri reali” era un capo di vestia-
            rio pratico ed elegante confezionato con tessuto in lana turchino scuro - panno,
            cheviot, pettinato, Loden – “di aspetto non dissimile dal panno prescritto per
            la giubba attuale a due petti” che “non diversifica nel taglio e nella lunghezza
            da quella a due petti” e che pertanto poteva “essere confezionata a nuovo e può
            anche ricavarsi dalla giubba a due petti mediante opportune riduzioni”.
               Tagliata ad un petto e dotata di bottoniera centrale coperta e costituita da
            sette bottoni piatti di osso nero, la giubba era ornata da una trecciuola di lana
            nera, “identica a quella in uso per la divisa degli ufficiali delle regie truppe
            d’Africa” applicata sui due lati del petto “in corrispondenza alle bottoniere
            dell’attuale giubba” che girando al disotto della cintola, terminava sul di dietro
            “a foggia di nodo, ai punti corrispondenti alle due estremità superiori delle
            mostre o finte tasche dell’attuale giubba”.
               La giubba non aveva le finte tasche e la falda posteriore, munita di sei pic-
            cole pieghe, simili a quelle della giubba a due petti, era “aperta nel mezzo per
            tutta la sua lunghezza”.
               Su ciascun lato del petto si aprivano due tasche a taglio orizzontale aperte
            all’altezza del terzo bottone, su ciascuna delle quali era cucito “un pezzo di
            riporto, per coprire l’apertura delle tasche stesse, guarnito all’ingiro con la
            trecciuola di lana nera sovra descritta, con la quale è formato un intreccio, nel
            cui mezzo è praticato un occhiello da fermarsi ad apposito bottoncino d’osso
            nero fissato nella parte anteriore delle tasche”; le due tasche inferiori erano
            aperte in corrispondenza dell’orlo superiore della trecciuola.
               Il bavero era identico, per tutte le armi e corpi, a quello prescritto per la
            giubba a due petti mentre le manopole erano in panno, prive di filettatura e di
            bottoncini sulla cucitura esterna.
               Sopra ciascuna spalla era applicata una controspallina “di stoffa eguale a
            quella della giubba, fermata con cucitura dalla parte della manica e con bot-
            toncino d’osso nero, eguale a quello delle tasche superiori e rispettivo occhiel-
            lo dall’altra parte, presso il bavero”.
               I distintivi di grado applicati alle manopole erano gli stessi prescritti sulle
            giubbe a due petti ad eccezione dell’intreccio sulle maniche, che era della stessa
            trecciuola di lana nera che guarniva i lati del petto.
               L’uso della giubba da campagna era obbligatorio con l’uniforme di marcia
            ed in tutti i servizi sotto le armi pei quali non veniva prescritta la grande uni-
            forme, era facoltativo in tutti gli altri servizi, esterni ed interni, ma la giubba
            non poteva tuttavia essere indossata nelle visite di dovere, nella presentazione
            a commissioni di esami ed in circostanze analoghe.
               Fuori servizio poteva essere indossata, nei giorni feriali, con l’uniforme or-
            dinaria sino a notte, eccetto in quei luoghi e nelle circostanze nelle quali “pei
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