Page 239 - Il Corpo di spedizione italiano in Cina 1900-1905 - Organizzazione, uniformi e distintivi
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Le uniformi, i distintivi, L’equipaggiamento e L’armamento 239
di “fodera, nappina pennacchietto” ma non di fregio, perché questi sarebbero
stati “conservati in magazzino per essere distribuiti insieme agli elmetti inglesi
di imminente invio”.
A questo punto occorre aprire una parentesi ed occuparci degli elmetti in-
glesi citati dall’ordine del giorno; il nostro casco coloniale, che in Africa si era
rivelato più che adeguato all’impiego richiesto, in Cina al contrario, era risulta-
to pessimo poiché la sua struttura - ottenuta sovrapponendo strati sottilissimi di
una pianta acquatica – aveva grandemente sofferto le piogge monsoniche, tanto
da costringere il Comando a rivolgersi agli inglesi chiedendo loro l’acquisto
di una partita dei loro caschi coloniali, la cui robustezza, per il materiale con il
quale erano costruiti, era fuori discussione.
L’elmetto inglese, simile nella forma a quello italiano ma realizzato in su-
ghero, era molto più robusto ed era coperto da sei segmenti di panno bianco
cuciti insieme e bordato da una fascia di pelle bianca alta 25 millimetri cucita
al fondo, intorno alla base della cupola, che era leggermente più alta rispetto
a quella del casco italiano; l’elmetto veniva poi ricoperto da una fodera di tela
kaki che recava al centro della sommità superiore un bottone di zinco ricoperto
con la stessa tela kaki.
Tornando ai caschi tipo Africa il 28 aprile iniziò la distribuzione ai reparti
“distinti per taglia avvertendo che la proporzione delle varie taglie esistenti in
magazzino è la seguente: per la taglia 54 il 22%, per la taglia 55 il 33%, per
la taglia 56 il 32% e per la taglia 57 il 12%. Vi sono inoltre pochi elmetti della
numero 58.
La quantità di elmetti in magazzino corrisponde al 90% della forza e che
pertanto le richieste dei reparti dovranno limitarsi a tale percentuale provve-
dendo alle dificienze cogli elmetti vecchi in distribuzione che trovansi nelle
migliori condizioni”.
Con lo stesso Ordine del giorno il Comando notificava ai reparti l’impos-
sibilità di fornire “a causa del ritardo nell’arrivo dei rifornimenti dall’Italia”
i pantaloni e le giubbe di tela “in guisa che ogni militare sia provvisto di due
capi d’ognuno in buono stato” e quindi comunicava che si sarebbe distribuita
una sola uniforme di tela, mentre per quanto riguardava gli stivaletti alpini se ne
potevano distribuire fino a 60 paia per ogni battaglione e compagnia e sole 25
paia per le “salmerie di battaglione ed i minori reparti autonomi”, avvertendo
tuttavia che “una maggiore distribuzione potrà farsi all’arrivo dei rifornimenti
dall’Italia”; il documento continuava prescrivendo l’uso dell’uniforme di tela
e dell’elmetto con fodera e guarnito da nappina e piumetto “tra i due ranci” e
a partire dal 1° di maggio e stabilendo il tipo di uniforme da indossare durante
le varie fasi del servizio ovvero:
- durante la libera uscita ed il servizio di guardia: giubba di panno, pantaloni
di tela, chepì completo oppure cappello per i Bersaglieri;

