Page 228 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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226 IL GENERALE GIUSEPPE GARIBALDI
centrate a Salerno - contro le quali Garibaldi presumeva di dover combattere
per aprirsi la via di Napoli - venute a conoscenza del rapido propagarsi della
rivolta, dell’avvicinarsi di Garibaldi e delle defezione del generale Caldarelli,
che già aveva ceduto le armi a Potenza, dettero indubbi segni di sfiducia e di
indisciplina, cosicché apparve chiaro ch’esse sarebbero state travolte al primo
urto, com’era accaduto dalle altre unità, non appena erano venute a contatto
con le rosse schiere del Dittatore.
Così, al mattino del 5 settembre, Francesco II diede ordini al generale
Giosuè Ritucci affinchè tutte le forze disponibili si ritirassero sulla linea del
Volturno. Tale provvedimento preludeva alla sua partenza.
Interpellati i ministri, che lo consigliarono a lasciare la capitale, emanò un
proclama in cui, riaffermando i suoi diritti, altamente protestava contro «un
Sovrano d’Italia congiunto ed amico», il cui nome era stato invocato dall’«ar-
dito Condottiero» nell’atto d’invadere i suoi domini. Poi, alla sera del 6, con
tutta la Corte e col Corpo diplomatico, s’imbarcava sul Colòn, nave da guer-
ra spagnola - la sua flotta aveva rifiutato di seguirlo - e si riduceva a Gaeta, at-
tendendo gli eventi.
Una saggia utilizzazione dei trasporti marittimi aveva consentito a Gari-
baldi, da Cosenza in poi, di concentrare rapidamente le sue forze, in vista di
un probabile incontro dell’esercito borbonico, prima di giungere a Napoli.
Perciò, quando fu informato di quanto era accaduto nella capitale, già stava
per aver sotto mano la maggior parte delle truppe, che giungevano, per terra
e per mare, a Sapri e a Salerno, e non indugiò a dare disposizioni perchè tut-
ti muovessero innanzi. Subito partì la Brigata Milano, seguita dalle Brigate
Spiazzi e Puppi. Intanto giungevano le Brigate Spangaro e Sacchi, Eber e Cor-
rao e, fra il 7 e il 10 settembre, ripartiti su varie colonne, affluivano i volon-
tari raccolti nel Cilento dal generale Fabrizi. Partiti i borbonici da Salerno, vi
entrò Garibaldi fra le grida e le ovazioni del popolo entusiasta e ivi trovò un
messaggio di Liborio Romano per certo preparato quando ancora il suo Re
era nella Reggia, che con termini calorosi lo invitava a recarsi subito a Napoli.
Alla mattina del giorno 7, una deputazione napoletana, capitanata dal sinda-
co e dal generale Roberto De Sauget, venne a ripetere insistentemente l’invito.
Alfine il Dittatore acconsentì.
Era desiderabile che il generale entrasse in città alla testa delle sue truppe
o, quanto meno, che buon nerbo di esse presenziasse al suo arrivo, ma gli or-
dini a tal fine impartiti non poterono avere immediata esecuzione. Soltanto

