Page 229 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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DALLO STRETTO AL VOLTURNO 227
nel mattino del 9 il generale Gandini giunse a Napoli coi suoi, due giorni do-
po cioè che il Dittatore aveva fatto il suo solenne ingresso.
Salito in ferrovia a Vietri, giunse nella capitale a mezzogiorno, e, in carroz-
za scoperta, accompagnato da Cosenz, Bertani, Nullo e da altri due ufficiali,
traversò la città festante mentre tutte le navi issavano il tricolore e sparavano
a salve.
«Modo di conquista unico nella storia - dice il Guerzoni - prodigio quasi
divino di un’idea, cui basta la fede di un Eroe ingenuo e sorridente, per di-
sperdere gli eserciti, atterrare le fortezze ed abbattere i troni».
E, mentre il vittorioso entrava da padrone nella capitale del nemico, i for-
ti erano ancora occupati dai regi e reparti di truppe rimaste fedeli traversava-
no la città per raggiungere Capua: come il 9° di linea, che al comando del co-
lonnello De Liguoro marciava a bandiera spiegata, come reparti del 6° e di
quel 1° reggimento disfatto a Villa S. Giovanni. Esempi di altera devozione,
in tanta catastrofe, che non possono lasciarci indifferenti, specie consideran-
do che quei soldati erano pure essi italiani.
Appena assunto il potere dittatoriale, Garibaldi costituì un ministero, di
cui fecero parte Liborio Romano e il generale Cosenz. Sirtori fu nominato
prodittatore del continente napoletano, il Türr comandante militare di Na-
poli. Sulla nave Maria Adelaide gli ufficiali di marina borbonici giurarono fe-
deltà a Vittorio Emanuele e i tre bastimenti della marina reale che erano nel
porto mutarono i loro nomi di Monarca, Borbone e Farnese in quelli di Re Ga-
lantuomo, Garibaldi e Italia.
Fu proclamato lo Statuto Albertino, liberati i prigionieri politici, istituita
la giuria nelle cause penali, riconosciuto il debito pubblico.
Con questi e con altri provvedimenti, coi quali procurava di far fronte ai
molti impellenti bisogni, il duce della rivoluzione univa idealmente il conqui-
stato reame allo Stato sardo e il lealismo del conquistatore rendeva il suo pri-
mo omaggio al sovrano nel nome del quale, dallo scoglio di Quarto, aveva in-
cominciato l’impresa.
Ma non tutte le cose andavano per il meglio e la situazione politico-mili-
tare doveva, necessariamente, considerarsi assai delicata. Molto era stato fat-
to e le realizzazioni erano andate al di là delle più ottimistiche previsioni, ma
molto era ancora da fare e parecchi assillanti problemi si imponevano al Dit-
tatore.
Anzitutto il Re di Napoli non si dava per vinto e ancora protestava di vo-

