Page 229 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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impag. Libro garib CISM  19-02-2008  13:12  Pagina 227








                                             DALLO STRETTO AL VOLTURNO                    227




                      nel mattino del 9 il generale Gandini giunse a Napoli coi suoi, due giorni do-
                      po cioè che il Dittatore aveva fatto il suo solenne ingresso.
                         Salito in ferrovia a Vietri, giunse nella capitale a mezzogiorno, e, in carroz-
                      za scoperta, accompagnato da Cosenz, Bertani, Nullo e da altri due ufficiali,
                      traversò la città festante mentre tutte le navi issavano il tricolore e sparavano
                      a salve.
                         «Modo di conquista unico nella storia - dice il Guerzoni - prodigio quasi
                      divino di un’idea, cui basta la fede di un Eroe ingenuo e sorridente, per di-
                      sperdere gli eserciti, atterrare le fortezze ed abbattere i troni».
                         E, mentre il vittorioso entrava da padrone nella capitale del nemico, i for-
                      ti erano ancora occupati dai regi e reparti di truppe rimaste fedeli traversava-
                      no la città per raggiungere Capua: come il 9° di linea, che al comando del co-
                      lonnello De Liguoro marciava a bandiera spiegata, come reparti del 6° e di
                      quel 1° reggimento disfatto a Villa S. Giovanni. Esempi di altera devozione,
                      in tanta catastrofe, che non possono lasciarci indifferenti, specie consideran-
                      do che quei soldati erano pure essi italiani.
                         Appena assunto il potere dittatoriale, Garibaldi costituì un ministero, di
                      cui fecero parte Liborio Romano e il generale Cosenz. Sirtori fu nominato
                      prodittatore del continente napoletano, il Türr comandante militare di Na-
                      poli. Sulla nave Maria Adelaide gli ufficiali di marina borbonici giurarono fe-
                      deltà a Vittorio Emanuele e i tre bastimenti della marina reale che erano nel
                      porto mutarono i loro nomi di Monarca, Borbone e Farnese in quelli di Re Ga-
                      lantuomo, Garibaldi e Italia.
                         Fu proclamato lo Statuto Albertino, liberati i prigionieri politici, istituita
                      la giuria nelle cause penali, riconosciuto il debito pubblico.
                         Con questi e con altri provvedimenti, coi quali procurava di far fronte ai
                      molti impellenti bisogni, il duce della rivoluzione univa idealmente il conqui-
                      stato reame allo Stato sardo e il lealismo del conquistatore rendeva il suo pri-
                      mo omaggio al sovrano nel nome del quale, dallo scoglio di Quarto, aveva in-
                      cominciato l’impresa.
                         Ma non tutte le cose andavano per il meglio e la situazione politico-mili-
                      tare doveva, necessariamente, considerarsi assai delicata. Molto era stato fat-
                      to e le realizzazioni erano andate al di là delle più ottimistiche previsioni, ma
                      molto era ancora da fare e parecchi assillanti problemi si imponevano al Dit-
                      tatore.
                         Anzitutto il Re di Napoli non si dava per vinto e ancora protestava di vo-
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