Page 235 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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                                             DALLO STRETTO AL VOLTURNO                    233




                      tuonarono le artiglierie, infliggendo gravissime perdite agli attaccanti.
                         Allora il colonnello Rüstow decise la ritirata effettuatasi, con molto ordi-
                      ne, sotto la protezione di forti retroguardie che rintuzzarono energicamente i
                      tentativi di inseguimento. Solamente gli uomini della Brigata Puppi ebbero
                      un istante di sbigottimento e di disordine, quando videro il loro comandan-
                      te cadere da cavallo ferito a morte.
                         Altrove, intanto, i borbonici tentavano di approfittare del momento e pas-
                      sare all’offensiva, ma ovunque incontravano fiera resistenza, specie alla For-
                      nace - dove l’artiglieria del maggiore Bricoli continuò il fuoco fino a quando
                      egli stesso fu ferito, i serventi uccisi e quasi tutti i cannoni smontati - alla sca-
                      fa di Formicola e dinanzi a Gradillo.
                         Alfine, alle 11, il generale Türr ordinò un generale ripiegamento su posi-
                      zioni arretrate e il combattimento andò spegnendosi rapidamente in azioni
                      episodiche.
                         L’attacco di Capua si sarebbe così concluso senza aver sortito effetto alcu-
                      no, se il Rüstow, avendo notato davanti alla fortezza un importante nucleo di
                      truppe che, evidentemente, si proponeva di muovere su S. Maria, non avesse
                      determinato di ritornare all’attacco, sia per infrangere il tentativo nemico,
                      prima che avesse inizio di esecuzione, sia per favorire l’irruzione del Cattabe-
                      ne che egli sapeva già diretto su Caiazzo. Le truppe del Rüstow, coll’impeto
                      loro consueto, nonostante l’aggiustato tiro delle artiglierie, impegnarono a
                      fondo i borbonici e lungamente li trattennero, senza permettere loro progres-
                      so di sorta.
                         Mentre queste cose avvenivano, il maggiore Cattabene conduceva a termi-
                      ne l’ardua impresa ordinatagli: guadato il Volturno, penetrava nel paese, sali-
                      va sullo sperone di Caiazzo, culminante nel castello longobardo, cacciandone
                      il piccolo presidio lasciato dai regi, accorsi nella mattinata al cannone di Ca-
                      pua. E certamente Caiazzo sarebbe stato tenuto, se gli occupanti fossero su-
                      bito stati raggiunti dalle forze indispensabili per opporsi al ritorno del nemi-
                      co, cui non poteva sfuggire la gravità della perdita; invece la debole schiera
                      neppure poteva imporre rispetto all’ostilità degli abitanti.
                         Giungeva nel frattempo sul campo Garibaldi che, ritornato quella matti-
                      na da Palermo a Napoli, avendo saputo del combattimento in corso, si era af-
                      frettato verso Caserta, insieme col generale Medici e tosto, all’esperimentato
                      intuito del condottiero, si rivelò, in tutta la sua gravità, l’errore commesso dal
                      Türr. Ma se l’affetto ch’egli nutriva per il Cattabene lo spingeva a ordinare
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