Page 237 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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                                             DALLO STRETTO AL VOLTURNO                    235




                         Errata interpretazione di ordini, eccessivo sviluppo dato a operazioni che
                      dovevano soltanto lancinare il nemico e trattenerlo, impiego di mezzi inade-
                      guati agli obiettivi da raggiungere, molti uccisi e prigionieri! Ma, come accen-
                      nammo, non furono inutili i combattimenti del 19 e del 21, poiché riusciro-
                      no a turbare i propositi dei regi che si apprestavano all’attacco generale, pro-
                      prio quando i volontari non avevano ancora compiuto la radunata e Garibal-
                      di era assente, chiamato altrove dai soliti uomini che facevano battaglia di pa-
                      role e di idee, mentre era meglio impugnare una spada.




                      LA BATTAGLIA DEL VOLTURNO

                         II primo di ottobre, sul Volturno, fra i borbonici usciti da Capua alla ri-
                      scossa e i garibaldini, in difesa sulle posizioni di riva sinistra, fu combattuta
                      la celebre battaglia, fra le più importanti della nostra epoca di redenzione, la
                      maggiore per certo delle gesta di Garibaldi.
                         Il terreno su cui, fra l’alba e il tramonto di una giornata campale, si deci-
                      sero le sorti dell’ultimo esercito borbonico è quella zona di elevazioni che si
                      sogliono chiamare monti Tifatini, dal Tifata che si erge immediatamente a est
                      di Capua, elevazioni comprese fra il corso del fiume e la lunga serie di abita-
                      ti che, dalla vetusta S. Maria, si allineano fino alla regale Caserta, col fastoso
                      palazzo che il Vanvitelli disegnò per Re Carlo a metà del secolo XVIII: terre-
                      no ovunque percorribile, nonostante le asperità che a qualcuno di quei dossi
                      danno apparenza di montagna. A occidente, nei suoi vecchi bastioni, in
                      un’ansa del Volturno, è la triangolare Capua, col castello di Carlo V, dopo il
                      1848 fosca prigione dei patrioti napoletani.
                         Dopo i dolorosi avvenimenti accaduti fra il 19 e il 21, nessun fatto d’ar-
                      me degno di nota si verificò fra le due armate nemiche.
                         Poiché sul Volturno affluivano ormai rapidamente tutte le unità garibaldi-
                      ne, il Dittatore poteva, finalmente, provvedere alla salda occupazione delle
                      posizioni. A tal fine, il 22 di settembre, da S. Angelo, egli dava precise diret-
                      tive, con un ordine redatto con quel caratteristico stile di soldato che non ha
                      troppa dimestichezza colla penna, ma sa ciò che vuole e ciò che vuole dice
                      chiaramente. Dopo aver affermato l’importanza di Maddaloni, centro delle
                      comunicazioni adducenti verso Napoli, «chiave della posizione», come allora
                      si diceva, ordinava la costituzione di caposaldi, dava disposizioni per la sorve-
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