Page 236 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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                   ch’egli ritornasse al di qua del Volturno, il dado era tratto e gli ripugnava ri-
                   chiamare quei prodi, anche perché chiaramente vedeva il pericolo che una ri-
                   tirata attraverso il fiume comportava.
                      Ordinò, pertanto, al Cattabene di tener fermo come meglio avrebbe potuto,
                   in attesa di ricevere soccorso da una Brigata del generale Medici, che si sperava
                   giungesse sul luogo entro poche ore. Poiché, invece, l’intera Brigata non si face-
                   va disponibile, fu mandato il 2° reggimento del colonnello Vacchieri.
                      Purtroppo, nel mattino seguente - 21 settembre - mentre queste truppe
                   erano già in marcia per raggiungere le alture a sud di Caiazzo e dar man for-
                   te al Cattabene, uscivano da Capua due battaglioni di cacciatori, alcuni squa-
                   droni di cavalleria e una batteria di 8 pezzi, che, senza frapporre indugio, si
                   gettarono sui garibaldini di Caiazzo.
                      Immediatamente la situazione del Cattabene apparve, più che preoccu-
                   pante, disperata. I volontari, assaliti di fronte dai borbonici, battuti dall’arti-
                   glieria che i due pezzi garibaldini non potevano controbattere, erano, nel con-
                   tempo, aggrediti alle spalle dalla popolazione, improvvisamente insorta al gri-
                   do di «Viva Maria!».
                      Valore di capi e di gregari nulla potè contro il numero dei nemici e la fel-
                   lonia dei popolani. Caiazzo era perduto. Il Cattabene, col maggior nerbo dei
                   suoi, cadde nelle mani dei regi e gli altri ebbero la morte combattendo alla di-
                   sperata nelle anguste vie del paese, e nelle acque del Volturno, che cercarono
                   di passare a guado od a nuoto.
                      Né meglio potè fare il Vacchieri che, giunto sulle alture a nord di Caiazzo,
                   aveva contrattaccato il nemico, riuscendo per qualche istante a trattenerlo. Egli
                   pure fu soverchiato e preso fra i borbonici, che ormai tenevano saldamente il
                   paese, e gli squadroni che gli galoppavano attorno; dovette cercare scampo ver-
                   so il fiume, contrastando a passo a passo gli inseguitori, per impedire che la
                   sua ritirata diventasse una rotta sanguinosa. Anche il Vacchieri ebbe perdite in-
                   gentissime. Dei 1200 uomini, cui ammontavano le truppe del Cattabene e del
                   Vacchieri, solo 400 poterono raggiungere le posizioni garibaldine.
                      Triste giornata per i volontari! Mentre le acque del Volturno convogliava-
                   no i cadaveri dei Cacciatori di Bologna, un altro rovescio funestava l’Armata
                   di Garibaldi. Il maggiore Csudafy, mandato con 300 uomini, per Solopaca,
                   Vairano e Marzanello, a eseguire un’azione dimostrativa verso il tergo dei bor-
                   bonici, era assalito da forze superiori e costretto a ritirarsi su Maddaloni con
                   perdite gravissime.
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