Page 26 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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                   gao, che è un tratto della spina dorsale geografica del Brasile.
                      Il generale repubblicano Texeira decise di sbarrare il passo alla nuova inva-
                   sione brasiliana, forte questa volta di molta cavalleria, appunto fra le strette
                   montane della Serra. Lo scontro principale avvenne nella regione collinosa di
                   Curitibanos. Texeira aveva commesso l’errore di dividere le sue forze in due
                   colonne, mentre il nemico urtava con tutte le sue riunite contro una sola di
                   esse. Ne seguì un aspro combattimento, essenzialmente fra avanguardie di ca-
                   valleria, in cui i Riograndesi di Texeira ebbero la peggio. Ma frattanto la fan-
                   teria di Texeira, con cui era Garibaldi, avanzava, sebbene lentamente. Texeira
                   ordinò a Garibaldi di accelerare la marcia, tentando coi resti della cavalleria
                   di trattenere ancora per qualche tempo il nemico, caricandolo incessante-
                   mente per cercare di stancarlo. Ma anche con questa tattica la cavalleria rio-
                   grandese fu ben presto respinta e dispersa. Garibaldi, sopraggiungendo nel
                   momento più critico dell’azione, dato un colpo d’occhio al campo di batta-
                   glia e alla situazione, capì subito che la giornata era compromessa e che il
                   compito più urgente era ormai quello di evitare una rotta completa. Con
                   quella serena fermezza d’animo che fu poi sempre una delle sue più belle do-
                   ti di condottiero, si radicò al terreno con una parte delle forze su una picco-
                   la altura rocciosa fortissima che sorgeva lì presso, e che servì di punto di rian-
                   nodamento alle truppe sbaragliate di Texeira, e col resto della fanteria tenne
                   testa bravamente alla cavalleria nemica inseguente. Più tardi scelse un luogo
                   anche più forte che era a un miglio circa di là e vi fece asserragliare la sua gen-
                   te come in una fortezza, contro lo quale si spuntarono definitivamente i ripe-
                   tuti assalti del nemico. Nella notte, con somma abilità e trasportando i feriti,
                   la colonna riograndese riuscì a ripiegare in buon ordine verso il margine del-
                   la foresta e di là a ritornare a Lajes, sfuggendo così di sorpresa al tentativo di
                   inseguimento del nemico. La marcia dal margine della foresta a Lajes fu però
                   penosissima per mancanza d’ogni risorsa e senz’altro nutrimento che radici di
                   piante. Si dovettero aprire sentieri a colpi d’ascia attraverso la fitta boscaglia
                   e spesso si corse rischio di affondare nello strame pantanoso del sottobosco.
                   Occorse estrema energia per impedire scoraggiamenti e diserzioni. Finalmen-
                   te il quinto giorno di marcia venne rintracciata nella foresta la via buona per
                   Lajes che fu percorsa sotto pioggia torrenziale.
                      Nell’aspra giornata di Curitibanos, ora sommariamente accennata, e nelle
                   dure prove della successiva ritirata, si manifestano evidenti ormai alcuni trat-
                   ti molto significativi della figura di Garibaldi come condottiero. Intanto quel-
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