Page 27 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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                      lo del suo rapido e sicuro colpo d’occhio nell’apprezzare in modo preciso e
                      concreto la situazione reale venutasi creando sul campo di battaglia, senza ca-
                      dere in incertezze, scoramenti, o peggio, in pericolose illusioni.
                      Egli intravede subito quanto può essere utile tentare per fronteggiare anche
                      una situazione disperata; e, senza esitazione, adotta il partito che il suo intui-
                      to tattico gli suggerisce come il migliore. Se questo partito (come nella gior-
                      nata di Curitibanos) consiglia, come più rispondente al caso concreto, l’atteg-
                      giamento difensivo, egli, il guerrigliero impetuoso, l’uomo nato per risolvere
                      le questioni con un colpo di audace aggressività, non esita a radicarsi tempo-
                      raneamente al terreno per far argine al baldanzoso nemico e guadagnar tem-
                      po per nuove risoluzioni. Ma la temporanea difensiva garibaldina non è mai
                      una pavida adesione alla volontà del nemico; è sempre un atto di volontà del
                      condottiero che vuol guadagnare tempo per ritornare all’offesa o per cogliere
                      il momento opportuno per svincolarsi. E nell’attuazione di questo tempora-
                      neo atteggiamento difensivo, egli, al solito, è maestro nello sfruttare tutti
                      mezzi materiali e morali che il caso reale e concreto gli offre: appigli naturali
                      del terreno, abile impiego delle forze che ha a disposizione, somma cura di
                      imprimere alla sua azione, anche nella difesa, il carattere della sorpresa.
                      Quando poi giunge il momento opportuno per sfuggire alla stretta del nemi-
                      co, egli ridiventa il gaucho guerrigliero; coglie al volo l’attimo fuggente e si
                      sottrae con abilità sorprendente all’azione, non rifuggendo dall’affrontare dif-
                      ficoltà che ad ogni altro sarebbero parse insormontabili pur di ingannare il
                      nemico e facendogli perdere la pista delle forze in ritirata per sfuggire così a
                      un pericoloso inseguimento.
                         In Lajes il corpo di spedizione di Texeira e di Garibaldi ebbe una lunga so-
                      sta, necessaria per ristorarsi e riordinarsi. Ma la stanchezza era ormai diffusa
                      fra quei combattenti sottoposti a troppo duri disagi e privazioni della ormai
                      lunga campagna. Il nemico stava a sua volta riordinandosi per riprendere più
                      poderosa offensiva. Nel campo riograndese, fra quei soldati raccogliticci e
                      nelle file degli stessi cittadini volontari cominciarono numerose diserzioni. Il
                      freddo incipiente incitava a ritornare ai propri focolari nella regione più bas-
                      sa e di clima più dolce del territorio  della Repubblica. Fu giocoforza decider-
                      si a discendere dalla Serra per ritornare verso i territori marittimi.
                         Le pagine delle «Memorie» dell’Eroe sono, a questo punto, particolarmen-
                      te interessanti e ammonitrici, come espressione viva del suo pensiero intorno
                      al conto che si può fare e all’utile che si può trarre da truppe irregolari e cir-
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