Page 285 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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impag. Libro garib CISM  19-02-2008  13:12  Pagina 267








                                                LA CAMPAGNA DEL 1866                      267




                      ciatori sulla linea degli avamposti e coi suoi bravi tiratori aprì un fuoco ben
                      diretto. Ma gli Austriaci proseguirono il movimento per l’alto, ributtandone
                      i pochi difensori giuntivi. Allora il Castellini, eroico soldato che fin dalle pri-
                      me fucilate aveva toccato una ferita al viso, nel combattimento che ne seguì
                      si «erse con tutta la persona nel punto più battuto: colpito da una seconda
                      palla che gli spezzò un braccio, ruppe gli indugi»: fece dare, da un trombet-
                      tiere dell’esercito regolare che gli era accanto, il segnale dell’assalto. Sbucati
                      dai ripari del terreno, i suoi prodi si lanciarono a baionetta spianata con im-
                      peto garibaldino contro il villaggio di Vezza; ma trattenuti dagli ostacoli del
                      terreno in salita, fatti segno a tiri vicini e precisi di fronte, dalle alture di riva
                      destra e da quello delle pattuglie imboscate sulla sinistra del fiume, si trova-
                      rono ben presto racchiusi in un cerchio di fuoco. Cadde colpito al cuore l’e-
                      roico Castellini, caddero il tenente Prada e il capitano Frigerio. Il cerchio an-
                      dava sempre più serrandosi micidiale su quei valorosi, colpiti a breve distan-
                      za dalle artiglierie e dalla fucileria. Non soccorsi dal grosso del maggiore Cal-
                      desi, avviluppati alla loro sinistra, dovettero cedere, più che al numero, alle
                      posizioni e alla superiorità di fuoco del nemico. Il capitano Oliva (che era an-
                      che deputato), assunto il comando, fece tempestivamente suonare a raccolta
                      indietro. La ritirata del II battaglione bersaglieri si compì ordinata: e l’Ada-
                      moli, che comandava una compagnia, ricorda, con compiacenza spoglia di
                      iattanza, che le quadriglie (formazione allora usata dai bersaglieri) marciava-
                      no guida a destr! e ne è una eloquente riprova il fatto che nella ritirata non
                      breve sotto il fuoco, i garibaldini non lasciarono che 5 prigionieri, 2 dei qua-
                      li feriti. Il disordine si fece sentire più indietro nel battaglione del Caldesi e
                      in quello della guardia nazionale. Il nemico, forse per direttive precedenti,
                      non incalzò: anzi, raccolti i suoi uomini, rientrò in Vezza e, dopo breve sosta,
                      ripiegò verso il Tonale. Da parte italiana le perdite sommarono a 15 morti (fra
                      cui i 3 ufficiali sopra nominati) 66 feriti e - come si è detto - a 5 prigionieri;
                      gli Austriaci ebbero una cinquantina d’uomini fuori combattimento. All’alba
                      del 6, le posizioni, cedute dopo sì aspro combattimento, erano occupate dai
                      bersaglieri del II battaglione.
                         Dopo quel combattimento e la ritirata austriaca a Ponte di Legno, la le-
                      gione Guicciardi - rinforzata da una ottantina di doganieri, da una sessanti-
                      na fra guardie forestali e carabinieri reali e dalla 5ª compagnia del XLV bat-
                      taglione di guardia nazionale, formata di tiratori volontari iscritti a Milano
                      sotto il comando del capitano Solis (un 1200 uomini circa, con 4 pezzi) - re-
                      strinse la sua azione alla difesa della Valtellina: difesa veramente magistrale
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