Page 289 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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impag. Libro garib CISM  19-02-2008  13:12  Pagina 271








                                                LA CAMPAGNA DEL 1866                      271




                      lonna austriaca proveniente dalla vai di Ledro, avanzando al coperto per le
                      balze di monte Giovo, bersagliava la strada da Condino a Storo e un distac-
                      camento, arrampicatosi fino al sommo di Rocca Pagana, batteva le vie di Sto-
                      ro e persino il quartier generale di Garibaldi. L’intervento di una mezza bat-
                      teria d’artiglieria e di alcune compagnie del 9° reggimento arrestò la prima
                      colonna, e una compagnia del 7°, mossa ad accerchiare il distaccamento di
                      Rocca Pagana, fermò l’avanzata da quella parte: così che gli Austriaci, fron-
                      teggiati da ogni lato, in mancanza di un grosso reparto che avrebbe dovuto
                      aggirare la sinistra garibaldina e che non giunse a far sentire la sua azione, ri-
                      nunziarono all’offensiva e si ritirarono su tutta la linea.
                         La giornata di Cimego e Condino, alla quale presero parte, più o meno,
                      circa 1.800 volontari, costò loro 28 morti, 133 feriti e 190 prigionieri. Gli
                      Austriaci, in posizioni dominanti e coperti, perderono solo un ufficiale mor-
                      to e una ventina di feriti. I due partiti si attribuirono la vittoria, che arrise in
                      realtà dapprima agli Austriaci, ma che finì col lasciare i volontari padroni del
                      campo di battaglia, donde, senza indugio, l’indomani, 17, avanzarono in val
                      di Ledro, dopo un combattimento a Pieve di Ledro, sostenuto dal 2° reggi-
                      mento (Spinazzi).
                         Intanto, fin dal 15, la 1ª brigata aveva iniziata l’espugnazione del forte
                      d’Ampola (o forte Glisenti) sotto la direzione del maggiore d’artiglieria Do-
                      gliotti. In essa si segnalò per intrepidezza e valore, pagati con la vita, il luogo-
                      tenente d’artiglieria Tancredi Alasia, che, portatosi sotto il forte lo colpì con
                      tiri precisi ed efficaci, il primo dei quali spezzò l’asta della bandiera. Il 19, do-
                      po una onorevole resistenza, il presidio del forte si arrese lasciando in nostre
                      mani 4 ufficiali, 172 uomini di truppa, artiglierie e munizioni ed il possesso
                      incontrastato di val di Ledro, permettendo, così, di tentare l’impresa di Riva
                      per le strade di Lenzumo e Pranzo.
                         Il 18, a monte Nota, sulla linea di confine, ebbe luogo un combattimen-
                      to che costò 14 morti, 42 feriti e 28 dispersi al 2° reggimento (Spinazzi), che
                      con ciò si aprì il passo al lago di Ledro.
                         Prontamente Garibaldi faceva avanzare il 9° reggimento su Tiarno. Ma il
                      generale Kuhn, avuto sentore che truppe italiane marciavano in vai Brenta
                      (era il Medici), si propose di attaccare e battere i garibaldini prima di portar-
                      si contro la nuova minaccia, ancor lontana.
                         Il 21 luglio ebbe luogo il fatto d’armi più importante ed anche più glorio-
                      so della campagna garibaldina in Trentino: la battaglia che prese il nome da
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