Page 294 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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                   ti delle critiche e delle polemiche violente che la campagna aveva destato,
                   stamparono corrispondenze contraddittorie, che - falsando la realtà dei fatti -
                   valsero a far emettere giudizi avventati, o almeno non sereni, sulla figura di
                   Garibaldi, sia che la denigrassero, sia che la esaltassero.
                      Predominarono, anzi, le critiche sul suo operato; alcuni trovarono che la
                   condotta della campagna da parte di Garibaldi, era stata meno brillante delle
                   precedenti in America ed in Italia; alcuni trovarono che essa non era stata
                   produttiva, né per guadagni territoriali, né per equilibrato impiego della for-
                   te massa di cui disponeva, fu anche detto che, mentre Garibaldi si era sempre
                   dimostrato abile manovriero, in questa campagna aveva dato prova di non
                   possedere una chiara concezione della condotta delle operazioni, così da esse-
                   re indotto ad agire quasi sempre seguendo l’iniziativa dell’avversario, senza
                   mai giungere ad imporglisi. E poiché il rapporto numerico delle forze delle
                   quali disponeva era di tanto superiore a quelle del Kuhn, che gli si oppone-
                   vano, queste critiche potevano apparire - come apparvero - in certo modo
                   fondate.
                      Scomparsi, però, i principali protagonisti di quella infausta campagna, dis-
                   sipate o sopite le passioni che essa aveva prodotte, venuti alla luce i documen-
                   ti troppo a lungo - e forse non a caso - celati, la critica storica ha fatto luce
                   chiara sulla figura di Garibaldi.
                      Buon condottiero anche in questa occasione, di larghe vedute e di pronta
                   decisione, seppe manovrare lo strumento affidatogli, con l’arte sua solita. Ma,
                   come l’artista ha bisogno di disporre di ottima materia e di alta ispirazione
                   perché la sua genialità possa esplicarsi e creare, così il capo deve avere in ma-
                   no un esercito saldo, e soprattutto idoneo agli scopi da perseguire, e deve es-
                   sere chiaramente orientato e ricevere nette direttive, perché la sua genialità
                   possa concepire un disegno di manovra corrispondente alle finalità da rag-
                   giungere ed ai mezzi disponibili.
                      Oggi si può dire - e, per verità, non solo oggi si è detto - che tutto ciò non
                   fu dato a Garibaldi.
                      Le incertezze sul piano di campagna, che - ancora all’immeditata vigilia
                   della dichiarazione di guerra - dividevano gli esponenti dell’esercito italiano;
                   gli equivoci che ne derivavano; i sospetti d’ordine politico, dei quali è stato
                   fatto cenno, nei riguardi dello stesso Garibaldi; l’inspiegabile ritardo nella co-
                   stituzione - pur da tempo decisa - del corpo dei volontari; la mancanza di di-
                   rettive precise; l’essere ormai passati all’esercito regolare i più abili capi dei ga-
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