Page 297 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
P. 297
impag. Libro garib CISM 19-02-2008 13:12 Pagina 279
LA CAMPAGNA DEL 1866 279
agire «o per il lago o per le montagne» con lo scopo «di penetrare nella valle
dell’Adige e di stabilitisi in modo da impedire ogni comunicazione tra il Ti-
rolo e l’Armata austriaca in Italia».
Per lumeggiare la figura di Garibaldi, durante questa campagna, sembra
quindi opportuno esaminare la concezione che egli ebbe del suo compito ed il
successivo evolversi dell’idea prima, per adeguarsi alle necessità contingenti.
In base agli ordini ricevuti, Garibaldi dovette limitarsi pel momento ad at-
tuare una copertura lungo il confine, dalla Valtellina al lago di Garda, poiché
il suo corpo era tutt’altro che completato.
Né più chiare direttive diede il generale La Marmora il 25 giugno, dopo
la infausta giornata di Custoza (24 giugno), così che ancora Garibaldi fu in-
dotto a rimanere sulla difensiva, in modo da coprire anche Brescia, come gli
era espressamente ordinato.
È solo il 1 ° luglio ch’egli muove offensivamente e - a quanto sembra dalla
stessa relazione ufficiale - di propria iniziativa; e muove perfettamente inqua-
drato nel concetto di sicurezza: avanza, cioè, col grosso delle proprie forze, op-
portunamente scaglionate, verso il Caffaro; tiene presidiata, a destra, la costa
del Garda, e si protegge, a sinistra, con l’invio di un distaccamento in Valca-
monica. È, ciò nonostante, un concetto ardito assai, in quanto il corpo dei vo-
lontari, ancora molto sparpagliato, viene ad attraversare un periodo critico tra
il 29 giugno ed il 5 luglio, dovuto all’incertezza sulle intenzioni del nemico,
che ha due masse, una, forte e vittoriosa, in movimento tra il Mincio ed il
Chiese, e quindi alle spalle di Garibaldi, l’altra di fronte, nelle valli trentine.
Chiare dunque le idee del generale Garibaldi e buone le disposizioni da lui
impartite; non così l’esecuzione, che fu assai difettosa.
I reparti non erano amalgamati: i loro comandi erano improvvisati; ciò
portò ad una insufficienza tattica che si manifestò chiaramente fin dai primi
scontri.
II combattimento in montagna richiede preparazione, lunga pratica, me-
todicità; avvenne, invece, che l’esplorazione fu trascurata, che la marcia delle
colonne in fondo valle fu precipitata, senza attendere il risultato delle azioni
delle colonne che fiancheggiavano per l’alto; che i capi in sottordine non sep-
pero integrare nel proprio ambito le direttive avute. Ciò portò a pagare a ca-
ro prezzo di sangue i primi non brillanti successi; nei quali all’arte suppliro-
no la fede e lo slancio.
Garibaldi dovette adattarsi ad una sosta: la manchevolezza degli approvvi-