Page 300 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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                      Esse poco si prestavano ad operazioni regolari di guerra, specialmente di
                   lunga durata e di grandi masse: unica manovra possibile l’andare avanti. Mag-
                   giori risultati, per spiccate attitudini di iniziativa e prestigio personale dei mi-
                   gliori elementi, potevano dare in piccole operazioni e addirittura in azioni di
                   guerriglia, come avvenne specialmente nel Viterbese. Le bande garibaldine
                   che operarono al nord ed al sud del territorio romano - le prime specialmen-
                   te - dettero effettivamente parecchio da fare alle truppe pontificie, obbligate
                   ad accorrere dappertutto, stancandosi e frazionandosi. Ma era tattica che im-
                   portava tempo e mezzi; questi mancavano e urgeva invece far presto per pre-
                   venire il prevedibile intervento francese e la conseguente ingerenza del gover-
                   no italiano ed evitare maggiori danni alla causa nazionale.
                      In tali condizioni, trattenendo impegnate nel Viterbese e nella provincia
                   di Frosinone quante maggiori forze era possibile delle truppe avversarie, una
                   puntata energica e decisa per la via più breve su Roma, costituiva per Gari-
                   baldi la maniera più razionale di agire con i mezzi di cui disponeva, e lascia-
                   va sperare di ottenere la sorpresa e di impadronirsi della città con l’aiuto del-
                   la preparata insurrezione popolare interna, ciò che avrebbe deciso rapidamen-
                   te e vittoriosamente la campagna.
                      L’ardimento del condottiero, il suo prestigio personale e lo slancio che egli
                   sapeva imprimere alle operazioni dei suoi volontari, davano legittima speran-
                   za di riuscita nell’impresa audace. Forse il ricordo della miracolosa conquista
                   di Palermo nel 1860 dovette balenare alla mente del grande capitano, ma a
                   differenza di allora, nel 1867 egli ebbe di fronte le ottime truppe francesi, le
                   buone dell’esercito pontificio, la quasi completa indifferenza della popolazio-
                   ne romana e generali avversari dimostratisi alla prova dei fatti ben diversi dai
                   vecchi ed inetti comandanti borbonici. Così il suo piano fallì e la campagna
                   finì tragicamente, ma non ingloriosa mente, a Mentana.



                   LE OPERAZIONI


                      Garibaldi, fuggito da Caprera, il 22 ottobre è a Firenze e in piazza S. Ma-
                   ria Novella arringa il popolo.
                      Ha colloqui col Re, con Rattazzi e con Cialdini. Parte per Terni, il matti-
                   no del 23 è a Rieti ove parla al popolo dal balcone del Palazzo Vicentini; al-
                   l’alba del 24 è oltre il confine a Passo Corese.
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