Page 300 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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282 IL GENERALE GIUSEPPE GARIBALDI
Esse poco si prestavano ad operazioni regolari di guerra, specialmente di
lunga durata e di grandi masse: unica manovra possibile l’andare avanti. Mag-
giori risultati, per spiccate attitudini di iniziativa e prestigio personale dei mi-
gliori elementi, potevano dare in piccole operazioni e addirittura in azioni di
guerriglia, come avvenne specialmente nel Viterbese. Le bande garibaldine
che operarono al nord ed al sud del territorio romano - le prime specialmen-
te - dettero effettivamente parecchio da fare alle truppe pontificie, obbligate
ad accorrere dappertutto, stancandosi e frazionandosi. Ma era tattica che im-
portava tempo e mezzi; questi mancavano e urgeva invece far presto per pre-
venire il prevedibile intervento francese e la conseguente ingerenza del gover-
no italiano ed evitare maggiori danni alla causa nazionale.
In tali condizioni, trattenendo impegnate nel Viterbese e nella provincia
di Frosinone quante maggiori forze era possibile delle truppe avversarie, una
puntata energica e decisa per la via più breve su Roma, costituiva per Gari-
baldi la maniera più razionale di agire con i mezzi di cui disponeva, e lascia-
va sperare di ottenere la sorpresa e di impadronirsi della città con l’aiuto del-
la preparata insurrezione popolare interna, ciò che avrebbe deciso rapidamen-
te e vittoriosamente la campagna.
L’ardimento del condottiero, il suo prestigio personale e lo slancio che egli
sapeva imprimere alle operazioni dei suoi volontari, davano legittima speran-
za di riuscita nell’impresa audace. Forse il ricordo della miracolosa conquista
di Palermo nel 1860 dovette balenare alla mente del grande capitano, ma a
differenza di allora, nel 1867 egli ebbe di fronte le ottime truppe francesi, le
buone dell’esercito pontificio, la quasi completa indifferenza della popolazio-
ne romana e generali avversari dimostratisi alla prova dei fatti ben diversi dai
vecchi ed inetti comandanti borbonici. Così il suo piano fallì e la campagna
finì tragicamente, ma non ingloriosa mente, a Mentana.
LE OPERAZIONI
Garibaldi, fuggito da Caprera, il 22 ottobre è a Firenze e in piazza S. Ma-
ria Novella arringa il popolo.
Ha colloqui col Re, con Rattazzi e con Cialdini. Parte per Terni, il matti-
no del 23 è a Rieti ove parla al popolo dal balcone del Palazzo Vicentini; al-
l’alba del 24 è oltre il confine a Passo Corese.