Page 292 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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                   dal 9°, è costretto ad arrestarsi, a ripiegare su Bezzecca ed a provvedere a sua
                   volta alla difesa. Ma nulla è fatto se Bezzecca non è ripresa: ed è quello l’ulti-
                   mo sforzo della battaglia. Garibaldi lo vuole, ed ogni bravo lo ascolta. «Allo-
                   ra una piccola colonna d’attacco (dice Garibaldi stesso nel suo primo rappor-
                   to ufficiale), composta di prodi di tutti i Corpi, comprese le guide, e coman-
                   data dal maggiore Canzio, sostenuta dal 9° a sinistra, si precipitò senza far un
                   tiro sul nemico e lo cacciò colla baionetta alle reni dalle posizioni che occu-
                   pava». Di questa colonna facevano parte: i due figli dell’Eroe - Menotti e Ric-
                   ciotti - Bideschini, Mosto, Antongini, Pelizzari ed altri prodi, che, dopo lot-
                   ta a corpo a corpo nel villaggio in fiamme, ne cacciarono gli ultimi difensori
                   che furono poi inseguiti fino al di là di Enguiso e di Lenzumo.
                      «... Nell’ora stessa anche la colonna Kaim, che doveva scendere in val
                   Chiese, aveva trovato i garibaldini pronti a riceverla e dopo breve avvisaglia
                   era stata respinta su tutti i punti». Così la battaglia di Bezzecca, gravemente
                   compromessa nel mattino, pericolante fin oltre il mezzogiorno, si risolse nel-
                   le prime ore del pomeriggio in un’autentica vittoria, la quale costò ai nostri
                   121 morti (di cui 6 ufficiali), 451 feriti (22 ufficiali), 1070 prigionieri. Gli
                   Austriaci perdettero 25 morti, tra cui 6 ufficiali, 82 feriti (7 ufficiali) e un
                   centinaio di prigionieri.
                      Alla pittoresca ma sincera, obiettiva ed in complesso precisa narrazione del
                   Guerzoni, poco vi è da aggiungere. Merita tuttavia una menzione particola-
                   re, oltre la 7ª batteria d’artiglieria (Farinetti) che, guidata e diretta dal prode
                   maggiore Dogliotti, mutò le sorti della battaglia, anche la 9ª batteria del 5°
                   reggimento che, al comando del valoroso capitano Olivieri, coinvolta nella
                   prima confusa turbinosa fase dalla battaglia, fece animosamente arditi ed ef-
                   ficaci tiri dinanzi a Bezzecca nel momento più tormentoso dell’azione e cor-
                   se pericolo di cadere in mano del nemico nella ritirata su Tiarno. Nondime-
                   no, e benché bersagliato a breve distanza da gruppi di cacciatori, l’Olivieri ri-
                   uscì a mettere in batteria alcuni pezzi; e quando uno di questi stava per esse-
                   re perduto, ecco slanciarsi avanti, ad un fiero efficace contrassalto, con la ban-
                   diera del 9° in pugno, il giovane Ricciotti Garibaldi, allora semplice milite
                   delle guide!
                      Fu quella di Bezzecca l’ultima gloriosa prova di Garibaldi nel Trentino.
                      Il generale Kuhn, avvertito del rapido avanzare di Medici in Valsugana, ab-
                   bandonò il campo nelle Giudicarie per spostarsi contro il nuovo avversario,
                   lasciando solo i presidi dei forti e qualche distaccamento di fronte a Garibal-
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