Page 293 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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LA CAMPAGNA DEL 1866 275
di: e questi portò subito avanti la sua linea in val di Concei, mettendo il suo
quartier generale a Cologna e incominciando l’investimento del forte di Lar-
daro. Così si avvicinava a Riva, mentre il generale Medici, dall’altro lato, giun-
geva quasi in vista di Trento coi brillanti combattimenti di Borgo e Levico.
Ma la mattina del 25 luglio, mentre tutto era pronto pel bombardamento
di Lardaro e per avanzare in vai di Sarca, giungeva la notizia del primo armi-
stizio di 8 giorni. Non è qui il luogo di toccare il doloroso argomento del
mancato possesso del Trentino in parte occupato dalle nostre truppe regolari
e volontarie, della influenza che sulle lunghe trattative ebbe la tetra ombra di
Lissa; ma la giustizia storica vuole ricordati i generosi fieri propositi del baro-
ne Ricasoli, Presidente dei ministri, per salvare all’Italia il Trentino e la pa-
triottiche esitanze dei nostri negoziatori militari al convegno di Cormons.
Purtroppo, il giorno 9 di agosto, cedendo all’ineluttabile, il governo italiano,
fra i patti dell’armistizio, doveva subire quello dello sgombro del Trentino. Lo
stesso giorno, il generale La Marmora spediva a Garibaldi il telegramma:
«Considerazioni politiche esigono imperiosamente la conclusione dell’armi-
stizio per il quale si richiede che tutte le nostre forze si ritirino dal Tirolo,
d’ordine del Re. Ella disporrà quindi in modo che per le ore 4 ant. di posdo-
mani, 11 agosto, le truppe da Lei dipendenti abbiano lasciato le frontiere del
Tirolo. Il generale Medici ha dalla parte sua cominciato i movimenti».
«Quale scossa abbia provato in quel momento il cuore dell’Eroe - dice il
Guerzoni - lo storico può indovinarlo, ma affermarlo con certezza non può...
Garibaldi non tradì nemmeno ai più intimi la sua interna tempesta. Tranquil-
lo prese la penna e rispose egli stesso al La Marmora col famoso telegramma»
il cui testo letterale è: «Ho ricevuto il dispaccio n. 1073. Obbedisco. G. Ga-
ribaldi».
«Con quella ultima vittoria sopra se stesso chiuse la campagna».
Vittoria veramente grande, che concorse ad innalzare ancora di più la fi-
gura morale di Garibaldi, soldato e comandante. L’uomo politico, che aveva
prevalso in lui, con la disobbedienza al Re, prima di Aspromonte e che, in
condizioni analoghe, lo condusse più tardi a Mentana, tacque, allora, di fron-
te all’uomo-soldato ed alle leggi sacre della disciplina.
Apparve questo l’atto moralmente più alto della luminosa eroica sua vita.
La campagna di Garibaldi nel Trentino fu molto variamente giudicata.
Già durante lo svolgersi delle operazioni i giornali di ogni colore, interpre-