Page 290 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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272 IL GENERALE GIUSEPPE GARIBALDI
Bezzecca, villaggio in vai di Ledro, allo sbocco della valle di Concei. Gli Au-
striaci avanzarono in due colonne mobili: una (generale Kaim), forte di 6000
uomini, doveva per le Giudicarie attaccare la sinistra e il centro garibaldino e
scendere in val Chiese; l’altra (colonnello Montluisant), di 4500 uomini e 4
pezzi, partita in due colonne, piombando per val di Concei, fra Tiarno e Bez-
zecca, doveva sfondarne la destra e poi, convergendo per le alture tra val di
Ledro e val Chiese su Ampolla e Storo, dar la mano alla prima in val di Chie-
se per schiacciare con forze riunite i volontari. Le colonne di Montluisant, al-
le quali rimase il carico principale dell’azione, erano appoggiate da un distac-
camento che aveva ordine di sboccare da Riva per investire così Bezzecca da
tre parti. L’attacco riuscì imprevisto ai garibaldini. Infatti, il generale Haug,
che comandava la brigata ed aveva l’ordine di arrestarsi a Bezzecca, aveva
spinto un intero reggimento (5°, colonnello Chiassi) poco più innanzi a Loc-
ca e questi, a sua volta, aveva fatto avanzare un battaglione in avanguardia fi-
no a Lenzumo, in vai di Concei, 3 km. a nord di Bezzecca. Questo battaglio-
ne, colto di sorpresa dalla colonna di sinistra del Montluisant fu in parte fat-
to prigioniero e in parte ributtato in disordine su Locca, dove l’intero 5° reg-
gimento fu in breve attaccato da ogni parte dalle due colonne austriache, e,
dopo non lungo combattimento, fu anch’esso ricacciato, lasciando per via,
morti, feriti o prigionieri, alcune centinaia dei suoi. In quel difficile momen-
to il fortissimo Chiassi non si smarrì. Riuscì a prender posizione all’ingresso
del villaggio di Bezzecca e, sostenuto da due pezzi di artiglieria e da alcuni
manipoli di bersaglieri del I battaglione (i Genovesi di Mosto), imbastì una
prima difesa. E qui lasciamo senz’altro la parola al Guerzoni, che, dopo esser
stato attore di quei fatti, ne fu lo storico competente e sereno.
«Indarno. Le armi di precisione, le posizioni dominanti, la conoscenza dei
luoghi, lo scompiglio introdottosi nelle file garibaldine sin dal principio del-
l’azione, davano al nemico tale vantaggio che la resistenza non poteva essere
lunga.
«I garibaldini facevano prodezze, ma cannoneggiati da ogni parte... co-
stretti come al solito a guardare con le inutili armi al braccio un nemico qua-
si invulnerabile che dall’alto delle sue rocce li bersagliava e li decimava» e mi-
nacciati sulla via di Bezzecca «tornarono nuovamente in fuga precipitosa fin
dentro le case del villaggio, sul quale già calavano urlando vittoria i cacciato-
ri nemici.
«Chiassi, però, travolto suo malgrado dall’onda rigurgitante de’ suoi, non