Page 286 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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                   per intuito, larghezza di vedute, conoscenza della guerra di montagna ed uti-
                   lizzazione delle attitudini. L’operazione sui Bagni di Bormio, alla quale ebbe-
                   ro parte i volontari di Bormio condotti dal tenente Pedranzini, meriterebbe
                   una larga esposizione, ad onore di quelle forti popolazioni. Qui basti ricorda-
                   re l’episodio in cui emerse il valore di questo improvvisato ufficiale, merita-
                   tamente decorato di medaglia d’oro, finito poi modesto segretario del proprio
                   comune.
                      L’11 luglio, con audaci combattimenti, i Valtellinesi attaccavano ed inse-
                   guivano gli Austriaci in ritirata ai Bagni di Bormio diretti allo Stelvio. Men-
                   tre più colonne si avanzavano per accerchiarli, un piccolo nucleo di tiratori
                   bormiesi - al comando deltenente Pedranzini, che di tale azione aveva avuto
                   l’iniziativa - osava scalare dalla vai d’Uzza il dosso Reit che guide ed esplora-
                   tori ritenevano inaccessibile, e quindi scendere per i ghiacciai a settentrione
                   del monte, per intercettare, sopra la cantoniera della strada dello Stelvio, la ri-
                   tirata al nemico.
                      Appostatisi fra i dirupi imponenti, detti di Glondadura, quando parve il
                   momento opportuno, il Pedranzini con 50 dei più risoluti si lasciò scivolare
                   a corpo perduto dal ghiacciaio che sovrasta la località detta del Diroccamen-
                   to, per cadere sull’avversario che si ritirava in fretta dai Bagni Vecchi.
                      «Per quanto fosse stata rapida la discesa del Pedranzini... esso non potè
                   giungere al Diroccamento che quando il grosso della colonna nemica aveva
                   già oltrepassata la 1ªcantoniera ed era per mettersi al riparo nelle lunghe gal-
                   lerie che coprivano la strada pel tratto di qualche chilometro. Il momento era
                   decisivo ed il Pedranzini, pur sempre continuando a discendere, ordinò di
                   aprire il fuoco. La colonna nemica si divise: parte si addentrò nelle gallerie,
                   parte, al fine di mettersi al coperto dal tiro dei nostri, precipitò nella valle e
                   seguendo il letto del fiume si ridusse in salvo.
                      «Al di qua del Diroccamento non restava più dei nemici che una compa-
                   gnia di retroguardia: questa dapprima rispondeva vivamente al fuoco dei no-
                   stri, poi, al passo di corsa riparavasi alla 1ª cantoniera, accennando, protetta
                   come era da quell’edifizio, di scendere al basso e pigliare la via degli altri.
                      «Pedranzini, con una presenza di spirito ed un coraggio veramente ammira-
                   bili, non volle lasciar campo al nemico di riflettere, si gettò sulla sua via e, tra-
                   mezzo alle fucilate degli amici e dei nemici intimò la resa, che venne accettata».
                      II Pedranzini col suo manipolo di forti si diresse quel giorno stesso su Bor-
                   mio scortandovi 75 prigionieri.
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