Page 353 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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impag. Libro garib CISM  19-02-2008  13:12  Pagina 335








                                          LA CAMPAGNA DI FRANCIA 1870 - 1871              335




                      Besançon in cooperazione con l’armata dei Vosgi.
                         Nel pensiero del Gambetta e del Freycinet, a Garibaldi ed al Bonnet era
                      affidato il compito di difendere il Marvan ed il retrostante ricco bacino indu-
                      striale del Creusot; coprire Nevers e quindi indirettamente anche la linea del-
                      la Loira; le truppe del Michel vi avrebbero concorso, pur continuando a guar-
                      dare la strada di Lione. Siffatto disegno, però, non ebbe attuazione, poiché le
                      informazioni che la Delegazione ricevette in quei giorni e che segnalavano la
                      marcia delle Armate di Metz verso l’ovest la indussero piuttosto a rinforzare
                      le Armate operanti sulla Loira. Conseguentemente, le forze del Michel e la
                      Divisione Bonnet vennero per ferrovia trasportate ad ovest, sì che a guardia
                      del Doubs e della Côte-d’Or vennero lasciati i mobilisés del Giura e del Ro-
                      dano e la difesa della valle dell’Ouche affidata all’Armata dei Vosgi. L’11 no-
                      vembre Garibaldi si recava ad Autun. Egli disponeva di 6000 uomini circa (1ª
                      e 2ª brigata); di essi i migliori elementi venivano spinti avanti a Bligny ed a
                      Sombernon; la 4ª brigata, Ricciotti, sebbene contasse appena 800 uomini ve-
                      niva inviata a Château-Chinon con l’ordine di eseguire puntate verso Saulieu,
                      Montbard e Châtillon-sur-Seine.

                         La manovra garibaldina di Digione. - II pensiero di Garibaldi era, però, ri-
                      volto ad un obiettivo ben più importante.
                         Appena giunto ad Autun, pur compreso dell’importanza e della difficoltà
                      della missione che gli era stata affidata, riteneva indispensabile ritogliere Di-
                      gione al nemico. L’impresa non era facile, ma per Garibaldi difficoltà non ne
                      esistevano.
                         Egli non comprendeva altro modo di guerreggiare che quello informato al
                      più spiccato dinamismo e la sua abilità nell’ottenere il massimo sfruttamento
                      dei mezzi e di moltiplicarne l’efficienza era più unica che rara. Nessun altro
                      condottiero sarebbe stato capace di maneggiare uno strumento di lotta quale
                      quello di cui in molte delle sue campagne egli potè disporre: di massima, in-
                      feriore quantitativamente alle forze nemiche che doveva combattere; spesso
                      sprovvisto del necessario; sempre difettoso per inquadramento, improvvisato
                      nella sua struttura e nei suoi elementi.
                         Garibaldi è il condottiero dalle vedute larghe, ma dalle linee semplici e di-
                      ritte, dalle mosse ardite, che talvolta possono sembrare temerarie. Maestro nel
                      ripartire le forze, egli, non vincolato dal rigidismo di un ordinamento simme-
                      trico, ottiene una selezione morale e materiale degli elementi agenti che si ri-
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