Page 371 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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impag. Libro garib CISM  19-02-2008  13:12  Pagina 353








                                          LA CAMPAGNA DI FRANCIA 1870 - 1871              353




                      le masse nemiche con forze adeguate, che non potevano essere quelle delle
                      quali disponevano Garibaldi, il Crémer, il Pellissier ed il Bressolles.
                         I Francesi avevano ancora disponibili il XV Corpo d’armata, già apparte-
                      nente all’Armata del Bourbaki e che era stato lasciato a Bourges. A questo
                      Corpo in unione alle truppe predette si sarebbe dovuto affidare la copertura
                      del fianco e del tergo del Bourbaki sulla destra della Saône, manovrando ap-
                      poggiati alle piazze di Digione e di Langres.
                         II Bourbaki che non aveva mai dato a Garibaldi notizie della sua situazio-
                      ne, né mai ne aveva chiesto sull’azione dell’Armata dei Vosgi, per lui tanto
                      importante, sollecitò il 2 gennaio al Freycinet l’invio del XV Corpo. Il de Ser-
                      res, che era bene informato della situazione aveva, invece, nel contempo ri-
                      chiesto al ministro che una brigata di tale Corpo fosse subito avviata a Digio-
                      ne a sostegno di Garibaldi e ne informava il Bourbaki il quale, pur aderendo
                      a malincuore alla decisione del de Serres, insisteva perché il resto del XV Cor-
                      po d’armata fosse diretto a Besançon. Non se ne fece nulla.
                         Anche i dirigenti di Bordeaux, come il Bourbaki, con stupefacente misco-
                      noscimento della realtà, ritenevano che i 7000 mobilisés del Pellissier armati
                      di fucili a percussione e gli analoghi non-valori dell’Armata dei Vosgi bastas-
                      sero a difendere Digione ed a coprire il tergo del Bourbaki e che i 5-600 fran-
                      chi tiratori e volontari italiani della stessa Armata distesi in sottile cordone da
                      Avallon a Saint-Seine, sia pure con il concorso del già battuto Crémer, potes-
                      sero sostenere l’urto del VII Corpo d’armata prussiano e delle altre truppe che
                      era prevedibile marciassero a rincalzo di esso.
                         Il telegramma del 2 gennaio a Garibaldi ancora in Autun: «il generale in
                      capo conta che tutte le forze vostre siano da domani tra il nemico e Digione»
                      e quello successivo del Freycinet al Bordone: «voi non avete altro da fare che
                      partire per via ordinaria per Digione, cadendo sul fianco del nemico che ten-
                      ta avvicinarsi», non lasciano alcun dubbio al riguardo. A parte la considera-
                      zione che il nemico non poteva avere per obiettivo Digione, ma la riunione
                      con il XIV Corpo per la via più diretta e che escludeva quella città, non si
                      comprende come potesse Garibaldi da solo attaccare sul fianco il VII Corpo
                      raccolto tra Auxerre e Châtillon. Egli non poteva fare più di quello che effet-
                      tivamente faceva da 10 giorni: osservarlo e molestarlo tanto da obbligarlo a
                      disperdere le proprie forze. Lo Zastrow, infatti, era stato costretto a coprirsi
                      con ben sette forti distaccamenti su un fronte di 40 km. Le ardite puntate del
                      Bosak, del Ricciotti e del Lobbia su tutto il fronte da Avallon a Châtillon lo
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