Page 372 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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                   tenevano in quello stato di incertezza che ne aveva di fatto determinato l’ar-
                   resto momentaneo ed avevano anche fatto supporre al Moltke che quella at-
                   tività, su così largo fronte ed a tanta distanza dalla Saône, più che azione di
                   molestia, costituisse copertura alla prevista probabile nuova offensiva dell’Ar-
                   mata dell’ovest su Parigi.
                      La situazione precisata dall’azione dell’Armata dei Vosgi non ammetteva
                   indugi se non si voleva compromettere definitivamente il risultato delle ope-
                   razioni nell’est: occorreva agire rapidamente contro i 25.000 uomini del Wer-
                   der sparpagliati a cordone e costituire, come si è detto, nella regione di Di-
                   gione-Langres un nucleo di forze idoneo - XV Corpo, Armata dei Vosgi, Di-
                   visione Crémer - per fronteggiare le nuove truppe provenienti dall’ovest ed
                   impedire che esse compromettessero l’esito della manovra del Bourbaki.
                      Nulla, invece, si fece e, peggio ancora, il Bourbaki rimase inoperoso in at-
                   tesa del XV Corpo; anzi egli cominciò ad ammettere che fosse inutile marcia-
                   re verso nord alla ricerca del XIV Corpo per attaccarlo. Fisso a Belfort, anzi-
                   ché al vero obiettivo principale dell’operazione: di tagliare, cioè, le comuni-
                   cazioni degli eserciti prussiani con il Reno, il Bourbaki riteneva sufficiente in-
                   tromettersi con l’Armata tra Vesoul e Belfort, convinto che un movimento
                   siffatto potesse indurre Werder a sgomberare Vesoul nella tema di perdere le
                   sue comunicazioni con Belfort. Il Bourbaki non vuole insomma attaccare;
                   ma, caso mai, essere attaccato e, convinto come tutti i suoi colleghi francesi
                   del 1870 della superiorità della difensiva sull’offensiva, si ripromette, stando
                   sulla difesa, di ottenere la vittoria finale.
                      «J’ai fait tomber Dijon (sic!) sans combat, Gray sans combat. Je ferai tom-
                   ber Vesoul sans combat, Lure pareillement, puis Héricourt et nous arriverons
                   ainsi à Belfort qui tombera de la même façon...!». Ed informa Freycinet che
                   marcerà su Villersexel, tra Doubs e Ognon, ed il ministro, sia pure a malin-
                   cuore, approva.
                      Una situazione siffatta, tanto favorevole ai Francesi non poteva prolungar-
                   si. Il Moltke, pur non del tutto sicuro dello spostamento verso la Saône del-
                   la 1ª Armata francese, sollecitava Werder a chiarire la situazione a sud dell’O-
                   gnon attaccando le forze a lui contrapposte; le piccole azioni tra i garibaldini
                   e di distaccamenti di copertura del VII Corpo avvenute in quei giorni e quel-
                   la presso Saulieu del 5 con i franchi tiratori del Menotti, cominciano ad appa-
                   rire nella loro vera natura ed il Moltke avverte lo Zastrow che le bande irrego-
                   lari con le quali è a contatto «sembrano assai male comandate e possono appe-
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