Page 50 - Il Generale Giuseppe GARIBALDI
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neppure. Un primo nucleo di cavalieri matreros viene da Garibaldi spiccato
per tentare di tagliare la via a nuclei di cavalieri nemici che, reduci da perlu-
strazioni notturne, stavano per rientrare al campo. Ma, sopraggiunto il gros-
so della cavalleria argentina, i cavalieri di Garibaldi stavano per avere la peg-
gio. Garibaldi, allora, lasciato il comando della fanteria al Marocchetti, suo
prode ufficiale, si pone alla testa della cavalleria di Ledesma che era in riser-
va e con una prontezza di spirito sorprendente, carica a fondo. Il nemico im-
pressionato da tanta audacia, tentenna. I fanti garibaldini si fanno sotto e at-
taccano d’impeto le posizioni avversarie. Gli Argentini non reggono all’assal-
to e retrocedono in disordine. Molti di essi caddero prigionieri. Tutte le fami-
glie di Salto vennero liberate e poterono ritornare in città. Grande fu il bot-
tino dei garibaldini, specie in cavalli, per essi preziosissimi, più un cannone
di bronzo da sei. Le truppe ritornarono trionfanti in Salto e col morale straor-
dinariamente alto.
Intanto però notizie sopraggiunte davano per certo che l’esercito del gene-
rale argentino Urquiza stava per giungere in quella regione, marciando verso
la provincia di Corrientes allo scopo di domarvi a ogni costo la ribellione. Ga-
ribaldi e Anzani raddoppiarono la loro febbrile attività per apprestare la loca-
lità di Salto a difesa. I cannoni della flottiglia furono sbarcati e piazzati in luo-
go conveniente. Truppe e popolazione sotto l’impulso dei due condottieri ita-
liani fecero miracoli. Per fortuna giunse in quei giorni a Salto, dal Brasile, in
rinforzo al corpo di Garibaldi, il colonnello Baez con una sessantina di otti-
mi cavalieri.
L’avanguardia nemica sopraggiunta attaccò subito con violenza le posizio-
ni fortificate dei garibaldini. La lotta durò tre giorni implacabile; ma gli ar-
gentini di Urquiza non riuscirono ad occupare le posizioni nemiche, né a pas-
sare il fiume. Dopo un vano tentativo di assedio, Urquiza pressato a conti-
nuare verso Corrientes, si sottrasse all’azione e, passato il fiume molto più a
monte, proseguì la sua via, lasciando a portata dei garibaldini di Salto due
corpi di cavalleria comandati da Lamas e da Vergara.
Seguirono frequenti ardite scorrerie della cavalleria di Garibaldi, sempre
attivissima, mercè le quali il prestigio dell’eroico suo corpo di spedizione cre-
sceva ogni giorno di più, mentre la sua bella Legione italiana andava sempre
più acquistando dovunque la fama di invincibile, a maggior gloria d’Italia,
dove in quegli anni di martirio e di speranza, giungeva, alle orecchie almeno

