Page 128 - Il Regio Esercito e i suoi archivi - Una storia di tutela e salvaguardia della memoria contemporanea
P. 128
128 Il RegIo eseRcIto e I suoI aRchIvI
altri grandi comandi si salvarono dalla medesima sorte solo in ragione della guer-
ra del 1866 che sospese ogni disposizione in proposito. Tale campagna vedeva
l’Esercito piemontese articolato inizialmente in 2 armate: l’Armata del Mincio,
con 3 corpi d’armata, per complessive 12 divisioni (su 24 brigate di Fanteria)
e una Divisione di Cavalleria (su 2 brigate); l’Armata del Po, coincidente con
il IV Corpo d’armata composto da 8 divisioni (su 16 brigate di Fanteria). Nella
seconda fase della guerra le divisioni e le brigate, rimaste immutate nel numero,
vengono ripartite in 7 anziché in 4 corpi d’armata.
Dopo l’annessione delle province venete, con il r.d. 10 ott. 1866, n. 3246,
viene istituito il Grande comando del Dipartimento di Verona comprendente le
divisioni di Padova, Treviso, Udine e Verona e 2 comandi generali delle città e
fortezze di Mantova e Venezia.
Nel 1867, il proposito di abolire i grandi comandi inizia a concretizzarsi e, con
il r.d. n. 3493, si sopprime il Dipartimento di Palermo a favore delle divisioni di
Palermo e di Messina alle quali vengono devolute le funzioni del Dipartimento.
A questo decreto seguiva, sempre nel 1867, il r.d. n. 3866 con il quale si sop-
primevano tutti i grandi comandi ancora in vita e le loro attribuzioni trasferite ai
nuovi comandi generali delle divisioni territoriali.
Con lo scioglimento dei grandi comandi, realizzato tra il gennaio e l’agosto,
le divisioni venivano dichiarate autonome. Però, per eliminare lo svantaggio dato
dalla presenza di tanti organi demoltiplicatori dell’azione di comando e facenti
capo all’ente centrale, nel novembre dello stesso anno si concretizzava un primo
esperimento di fusione grazie alla creazione, a Pisa, del Comando generale del-
le truppe attive della Media Italia che comprendeva, nella sua giurisdizione, la
Toscana, l’Umbria e Bologna. Successivamente, nel giugno del 1869, venivano
istituiti altri 2 comandi generali a Verona e a Napoli, rispettivamente per l’Alta
Italia e la Bassa Italia.
I tre nuovi enti venivano denominati Comando generale del I Corpo dell’E-
sercito (Pisa), composto dalle divisioni 1ª, 2ª, 3ª, 4ª e 5ª; Comando generale del
II Corpo dell’Esercito (Verona), formato dalle divisioni 6ª, 7ª e 8ª; Comando
generale del III Corpo dell’Esercito (Napoli), costituito dalle divisioni 9ª e 10ª.
Nel 1870 veniva istituito un corpo speciale per la campagna di Roma che
assumeva il nome di IV Corpo d’Esercito e che, a partire dal gennaio dell’anno
successivo, prendeva stanza a Roma e univa sotto di sé le divisioni di Perugia,
Firenze e Roma. Nello stesso anno la sede del Comando di Pisa veniva trasferita
a Milano e l’ordinamento territoriale articolato su 4 comandi generali di corpo
dell’Esercito e 16 comandi di divisione, nuovamente distinti con nomi di città:
così dal Comando generale di Corpo dell’Esercito di Milano dipendevano le di-
visioni di Alessandria, Genova, Milano e Torino; dal Comando generale di Corpo
dell’Esercito di Verona dipendevano le divisioni di Bologna, Padova e Verona;

