Page 135 - Il Regio Esercito e i suoi archivi - Una storia di tutela e salvaguardia della memoria contemporanea
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L’ordinamento e iL funzionamento deL regio esercito 135
Inoltre, presso ogni comando di divisione di Fanteria aveva sede un ispettora-
to di mobilitazione, retto da un generale ispettore che dipendeva direttamente dal
comandante della divisione e che doveva ispezionare i distretti e i centri di mo-
bilitazione delle truppe e i servizi dell’Esercito dislocati nel territorio della divi-
sione e, all’atto della mobilitazione, sovrintendere le operazioni di mobilitazione.
La divisione di fanteria in guerra comprendeva una brigata di Fanteria, su 3
reggimenti; un battaglione mitraglieri; un reggimento Artiglieria per divisione di
Fanteria; una compagnia mortai da 81; una compagnia pezzi anticarro da 47; 2
compagnie artieri con parco; una compagnia trasmissioni, con elementi telegrafi-
sti e radiotelegrafisti; una sezione fotoelettricisti; un reggimento complementi di
Fanteria; un’autosezione leggera per divisione; una sezione autocarrette divisio-
nale per batteria di accompagnamento; servizi rappresentati da una sezione sanità
e da una sezione sussistenza; poteva anche ricevere, quando necessario, rinforzi
di truppe suppletive del corpo d’armata.
Il comando superiore alpino era equiparato al comando di divisione e come
questa aveva apposito nominativo e rappresentava un’unità in cui Fanteria e
Artiglieria erano unite sotto un unico comandante. Non aveva funzioni territo-
riali e si componeva di un comando, 2 o 3 reggimenti alpini e un reggimento
Artiglieria alpina.
Ogni comando di difesa territoriale comprendeva un numero vario di zone mi-
litari e il comandante, oltre alle normali attribuzioni ispettive sui comandi di zona
dipendenti, era anche incaricato di controllare l’indirizzo dell’istruzione pre- e
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postmilitare , secondo gli ordini impartiti dal sottocapo di Stato maggiore per
79 L’addestramento militare prevedeva tre fasi. La prima era quella dell’istruzione premilita-
re il cui compito era di provvedere alla preparazione spirituale, fisica e tecnico-militare del
cittadino nel periodo che precedeva la sua incorporazione nelle Forze armate; veniva im-
partita dalle organizzazioni giovanili del regime fascista (Opera nazionale balilla e Fasci
giovanili di combattimento) e dalla Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, in stretta
cooperazione con le Forze armate e con il Ministero dell’educazione nazionale. La seconda
fase era quella dell’istruzione militare avente l’obiettivo di perfezionare e completare l’i-
struzione premilitare e di trasformare, nell’unità che lo inquadrava, il cittadino in «guerrie-
ro». La terza fase, gestita dalla Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, era rappresen-
tata dall’istruzione postmilitare che era finalizzata a mantenere il militare in congedo a un
livello addestrativo aggiornato e adeguato al suo impiego in guerra. La preparazione mili-
tare era completata e integrata dall’insegnamento di cultura militare, istituito, per gli alunni
maschi, presso le scuole medie governative, pareggiate e parificate, e presso le regie uni-
versità e gli istituti superiori. Per un’idea della «Nazione militare», nella quale le funzioni
di cittadino e di soldato erano inscindibili, si vedano le leggi n. 2150, n. 2152 e n. 2153 del
31 dicembre 1934 riguardanti l’istruzione premilitare, postmilitare e i corsi di cultura nelle
scuole secondarie e universitarie. Inoltre, Ministero della Guerra, Istruzione pre-militare
e post-militare. Istituzione e norme di attuazione. Corsi di cultura militare nelle scuole me-