Page 178 - Il Regio Esercito e i suoi archivi - Una storia di tutela e salvaguardia della memoria contemporanea
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posizioni , l’impianto degli osservatori e dei collegamenti, la preparazione del
tiro e la presa di posizione.
Le varie specie di artiglieria erano determinate da diversi criteri di classifica-
zione. Prendendo a base della classificazione il calibro si avevano artiglierie di
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grosso, di medio e di piccolo calibro. Considerando la lunghezza della bocca da
fuoco in rapporto al calibro, le artiglierie si dividevano, in ordine decrescente di
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lunghezza, in cannoni, obici e mortai .
Secondo i mezzi di traino o di trasporto impiegati le artiglierie si distingueva-
no in someggiate, ippotrainate, motorizzate (a traino meccanico o autotrasporta-
te) e su installazione ferroviaria. Il mezzo di traino era collegato alla mobilità del
materiale: le artiglierie someggiate venivano trasportate, scomposte, su muli che
avevano la massima mobilità (quasi uguale a quella delle truppe a piedi), poten-
do percorrere mulattiere e muoversi in terreni aspri e difficili e, quindi, erano le
più adatte a seguire e appoggiare da vicino la Fanteria; le artiglierie ippotrainate
usavano come mezzo vetture trainate da cavalli e, di norma, si servivano di strade
che avessero una larghezza sufficiente per contenere le vetture ma potevano an-
che, in terreni non troppo difficili, muoversi fuori strada; le artiglierie motorizzate
che si servivano di trattori avevano una mobilità relativamente considerevole,
limitata, essenzialmente, dalla necessità di trovare carreggiate abbastanza ampie
e, come le artiglierie ippotrainate, potevano anche compiere percorsi fuori strada
mentre le artiglierie motorizzate che si servivano del traino di autocarri e quelle
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Come già specificato la ricognizione aveva come obiettivo l’accertamento delle condizio-
ni determinate dal terreno sull’azione tattica o logistica di una unità. La posizione pote-
va essere «di attesa» (zona di terreno su cui eventualmente sostava, prima di raggiunge-
re la base di partenza, una unità di 2ª schiera destinata allo «scavalcamento», operazione
quest’ultima per cui una unità retrostante oltrepassava, continuandone l’azione, una unità
antistante che aveva esaurito la sua capacità offensiva), «difensiva» (fascia di terreno scel-
ta e organizzata per assolvervi compiti difensivi), «di partenza» (posizione tattica che le
unità occupavano in previsione dell’attacco), di «resistenza» (striscia di terreno della posi-
zione difensiva su cui si combatteva a oltranza per infrangere l’attacco nemico) e «di rac-
colta» (posizione all’interno della zona di schieramento su cui si resisteva in caso di par-
ziale cedimento della posizione di resistenza). Cfr. ibid., pp. 43, 52 e 56.
143 Al calibro era legata la potenza della bocca da fuoco perché quanto maggiore era il calibro
tanto più grosso era il proietto, maggiore la quantità di esplosivo in esso contenuta e, quin-
di, più considerevoli gli effetti dello scoppio; al calibro era anche legata la celerità di tiro
che, in linea generale, diminuiva con l’aumentare del calibro.
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Di massima, diminuendo la lunghezza relativa della bocca da fuoco aumentava la curvatu-
ra della traiettoria che il proietto percorreva nello spazio e si accentuava la cavalcatura de-
gli ostacoli che si frapponevano all’obiettivo da colpire; con le bocche da fuoco più lunghe
invece si aveva una maggiore tensione della traiettoria, una maggiore velocità del proietto
e, quindi, una maggiore forza d’urto contro i bersagli.

