Page 269 - Il Regio Esercito e i suoi archivi - Una storia di tutela e salvaguardia della memoria contemporanea
P. 269
L’ordinamento e iL funzionamento deL regio esercito 269
che l’individuo passava sotto le armi per svolgere l’addestramento tecnico, la
«ferma», sia il periodo nel quale doveva rimanere a disposizione dello Stato per
essere richiamato per istruzione, per necessità d’ordine pubblico o per mobilita-
zione) e, infine, dall’obbligo disciplinare (che derivava dal precedente obbligo
di servizio e che consisteva nei doveri e diritti che i regolamenti fissavano per
208
ciascun grado e impiego nelle Forze armate) .
1. Il reclutamento della truppa
Prendendo come periodo esemplificativo sempre gli anni Trenta, il principio
fondamentale su cui si basava il reclutamento nel nostro Paese era quello dell’ob-
bligo generale e personale al servizio militare, applicato in modo che tutti i cit-
tadini dovessero concorrere alla difesa nazionale in ragione delle loro attitudini;
cittadini ripartiti, tendenzialmente, fra le varie armi, in modo da sfruttare le cogni-
zioni da essi apprese con il mestiere e con la professione esercitati nella vita civile.
In applicazione al principio dell’obbligo generale e personale era stabilito che
208 Per un primo quadro delle questioni attinenti alla leva, al reclutamento e alla formazione
cfr. C. rinaudo, La Scuola di guerra dal 1867 al 1911, Torino, Tip. Olivero e C., 1911; G.
Canevazzi, La Scuola militare di Modena, 1756-1914, Modena, Ferraguti, 1914-1920, voll.
2; M. bandinelli, La leva militare e gli appositi servizi comunali, Empoli, Casa Ed. R.
Noccioli, 1939; e. Menna, La leva militare terrestre, marittima, aeronautica e tutti gli altri
servizi militari, Como, Tip. Ed. Cesare Nani, 1939; Il sistema di reclutamento delle Forze
armate tra leva e volontariato (1861-1988). Aspetti storici, giuridico-istituzionali, politi-
co-sociali, a cura di v. ilari, Roma, s.e., 1988; v. ilari, Storia del servizio militare in Ita-
lia, s.l. [Roma], Centro militare di studi strategici, 1989-1992, voll. 5; Fare il soldato. Sto-
ria del reclutamento militare in Italia, a cura di n. labanCa, Abbiategrasso (MI), Edizioni
Unicopli, 2007 (Collana del Centro interuniversitario di studi e ricerche storico-militari, 4).
Inoltre, sulle accademie e scuole cfr. anche Ufficiali e società. Interpretazioni e modelli, a
cura di G. Caforio-P. del neGro, Milano, Franco Angeli, 1988 (Società e politica, 29), in
part. M. briGnoli, Istituti di formazione professionale militare dall’Unità d’Italia alla Se-
conda guerra mondiale, pp. 303-316 e P. lanGella, L’Accademia militare di Torino nell’e-
tà giolittiana, pp. 317-343; a.M. arPino-f. Gay-G. PesCe, Le accademie e le scuole mili-
tari italiane, Roma, Editalia, 1989; M. MazzuCCa, Profilo storico della Scuola di guerra
dell’Esercito italiano dal 1900 al 1940, in «Studi storico-militari», VI (1989), pp. 359-463;
v. CaCiulli, Il sistema delle scuole militari in età liberale (1860-1914), in «Ricerche sto-
riche», XXIII (1993), 3 (n. mon.: Ufficiali italiani. Esercito, politica e società, a cura di n.
labanCa), pp. 533-567; G.l. balestra, La formazione degli ufficiali nell’Accademia mi-
litare di Modena (1895-1939), Roma, Stato maggiore dell’Esercito, Ufficio storico, 2000;
Formare alle professioni. La cultura militare tra passato e presente, a cura di M. ferrari-
f. ledda, Milano, Franco Angeli, 2011 (Storia pedagogica delle professioni, a cura di e.
beCChi-M. ferrari, 4), in part. f. Carbone, La formazione degli ufficiali dei Carabinieri
reali (1907-1926), pp. 235-250 e a. saCCoMan, La formazione professionale degli ufficiali
dell’Esercito italiano alla vigilia della Grande guerra, pp. 251-263.

