Page 34 - Il Regio Esercito e i suoi archivi - Una storia di tutela e salvaguardia della memoria contemporanea
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               È stato così privilegiato, direi inevitabilmente, il tema della politica conserva-
            tiva  dell’Esercito,  ricondotta  al  periodo  e  al  contesto  in  cui  è  stata  pensata  e
            ripercorsa  principalmente  attraverso  le  vicende  dell’Ufficio  storico  e  di  tre
            musei, individuati come casi rappresentativi e sufficienti, in base alle loro carat-
            teristiche, per delineare una visione d’insieme del comparto museografico della
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            Forza armata .
               Tra le questioni poste al centro dello studio c’è quella della natura delle esi-
            genze e delle istanze alle quali doveva rispondere, nell’ambito dell’Esercito, la
            preservazione  delle  carte  e  che,  di  conseguenza,  hanno  condizionato  i  criteri
            adottati nella valutazione e nella selezione delle fonti destinate alla custodia per-
            manente; criteri considerati dalla storiografia non oggettivi, vale a dire senza un
            approccio «archivistico», e causa principale dei «vuoti» oggi riscontrabili negli
            archivi militari perché incuranti della necessità di restituire, a livello documenta-
            rio, la pienezza della natura «prismatica» degli enti militari che incorporano non
            solo competenze operative e informative, ma anche, come già accennato, quelle
            didattiche, addestrative, tecnico-scientifiche, sanitarie, amministrative e contabi-
            li nonché, nella sfera «civile», di tutela dell’ordine pubblico e di assistenza alla
            popolazione . Sono state prese in considerazione anche le azioni intraprese per
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               p. 11. Inoltre, G. Melis, La Guida generale: un punto di partenza per la storia dell’am-
               ministrazione, in «Rassegna degli Archivi di Stato», LVI (1996), 2 (n. mon.: Giornata di
               studio: «La Guida generale degli Archivi di Stato italiani e la ricerca storica» (Roma, Ar-
               chivio centrale dello Stato, 25 gennaio 1996)), p. 385; f. sofia, Come dagli archivi è nata
               la storia delle istituzioni: una biografia esemplare, in «Contemporanea», IX (2006), 1, p.
               194. Questo almeno teoricamente, essendo consapevoli che molti studiosi, dopo aver af-
               fermato che il «contesto è esso stesso una fonte, che la successione dei documenti ha un
               significato rilevante per il ricercatore», continuano a correre «direttamente al singolo do-
               cumento in cui è contenuta la notizia che loro interessa», come sottolinea Claudio Pavone
               nel suo saggio Non siamo dei negromanti (a proposito della Guida generale), pubblicato
               in Intorno agli archivi e alle istituzioni…cit., pp. 129-135, in part. per la citazione ripor-
               tata p. 130.
            19   Si tratta dell’Istituto storico e di cultura dell’Arma del genio, del Museo storico dei Bersa-
               glieri e del Museo storico dell’Arma dei carabinieri, quest’ultimo inquadrato nell’Esercito
               fino al 2000, anno, ricordiamo, che ha segnato la trasformazione dell’Arma dei carabinieri
               in Forza armata.
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                Spunti sulle tante «storie» che possono essere scritte utilizzando le fonti militari in a.
               biaGini, Gli archivi militari per la storia diplomatica, in Le fonti diplomatiche in età mo-
               derna e contemporanea. Atti del convegno internazionale, Lucca, 20-25 gennaio 1989,
               Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali, Ufficio centrale per i beni archivistici,
               1995 (Pubblicazioni degli Archivi di Stato, Saggi, 33), pp. 183-197; f. frattolillo, Stato
               maggiore dell’Esercito, Ufficio storico: le fonti archivistiche per la storia dell’architettu-
               ra, in Gli archivi per la storia dell’architettura. Atti del convegno internazionale di studi,
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