Page 357 - Il Regio Esercito e i suoi archivi - Una storia di tutela e salvaguardia della memoria contemporanea
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La tuteLa, La conservazione e La fruizione degLi archivi deL regio esercito 357
nell’archivio generale del Corpo di Stato maggiore, gli studi tecnici, storici e
topografici fatti dagli ufficiali del Corpo, i documenti relativi alle istituzioni mili-
tari dell’Armata sarda, alle istituzioni militari estere e alla difesa dello Stato, i
piani di operazioni, le relazioni dei campi d’istruzione e i carteggi concernenti le
campagne di guerra. Tale funzione conservativa era esclusivamente ausiliaria
all’istituzione di appartenenza perché finalizzata a supportare il Corpo reale dello
Stato maggiore in tutte le sue attività, a contribuire alla formazione e all’aggior-
namento degli ufficiali di Stato maggiore, a compilare e divulgare la versione
«ufficiale» degli avvenimenti che avevano visto la partecipazione dell’Armata
sarda. Incarichi originari che hanno determinato quelle che possiamo considerare,
fino a un’epoca relativamente recente, le «lunghe durate» del modello conserva-
tivo dell’Esercito: il tipo di approccio nella valutazione e selezione delle carte da
mantenere permanentemente; i «metodi» adoperati per il riordinamento di queste
carte, di natura arbitraria e, dunque, responsabili della cancellazione del loro ordi-
ne originario; la chiusura verso l’utenza esterna e, dunque, l’assenza di una frui-
zione «pubblica» del patrimonio documentario, ma anche librario, custodito.
Quello che invece veniva immediatamente meno, rispetto alla visione inizia-
le, fu il progetto di creare, con l’archivio tenuto dall’Ufficio militare, un unico
luogo di concentrazione di tutti i documenti ritenuti di maggiore importanza per
il Corpo di Stato maggiore e di utilità per gli studi tecnici e storici. Prospettiva
che iniziò a mostrare le sue incrinature già nel 1860, anno di istituzione, al posto
delle divisioni e sottodivisioni militari, dei dipartimenti militari e dei gran
comandi ad essi preposti. Questi enti, deputati all’amministrazione delle circo-
scrizioni territoriali militari che dividevano il territorio del Regno, iniziarono, di
fatto, a governare e conservare i loro archivi in modo indipendente dall’Ufficio
militare.
Così, con la creazione nel 1862 del settimo Gran comando, con sede a Paler-
mo, veniva deciso di lasciare presso il Gran comando di Napoli il carteggio della
Sicilia precedente a questa data e di custodire quello di data posteriore nella città
siciliana che, nel 1866, veniva in gran parte distrutto da un incendio. E ancora,
dopo l’abolizione delle divisioni attive, realizzata nel 1863, la parte dei loro
archivi riguardanti le operazioni di guerra veniva versata all’archivio dell’Ufficio
militare, mentre quella inerente all’impiego delle truppe contro il brigantaggio
veniva concentrata presso i gran comandi di Napoli e Palermo.
Benché, in generale, si possa riconoscere ai gran comandi una certa cura nella
tutela delle carte custodite , la mancanza da parte dello stesso Ufficio militare di
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Ad esempio, il Grande comando di Torino preservò, anche se non più necessari all’attivi-
tà corrente, nuclei documentari di particolare importanza storica come quelli relativi alla

