Page 488 - Il Regio Esercito e i suoi archivi - Una storia di tutela e salvaguardia della memoria contemporanea
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            In un appunto del 1919, il ten. col. Cesare Cesari, ricordava come, a seguito della
            circolare n. 538, erano affluiti presso il Comando del Corpo di Stato maggiore
            centinaia di «colli» appartenenti a corpi d’armata oltre il 12° e a divisioni con
            numerazione superiore alla 25ª, ubicati in appositi locali presi provvisoriamente
            in consegna dall’Ufficio storico che funzionava anche come supporto per le varie
            unità dovendo, infatti, rispondere a quei quesiti che dette unità presentavano in
            relazione  a  precedenti  contenuti  nelle  pratiche  versate.  L’ufficiale  rimarcava
            anche alcune criticità derivanti dalla circolare dal momento che non contemplava
            nessuna norma per le unità disciolte e, a tale proposito, consigliava di informare
            il Comando supremo essendosi già verificato il caso dell’arrivo dei carteggi del
            IV  Corpo  d’armata  e  della  2ª  Armata,  trattenuti  dall’Ufficio  storico  perché
            accompagnati da regolare atto di consegna ma che, in realtà, avrebbero dovuto
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            essere depositati a Genova, ossia presso la sede naturale delle due grandi unità .
               Un’evidenza sull’incidenza effettiva delle disposizioni diffuse in materia di
            archivi durante la Grande guerra è rappresentata da una serie di telegrammi del
            Comando supremo, firmati dal gen. Badoglio e datati 1919. Ad esempio, in un
            telegramma del mese di marzo si biasimava, nelle operazioni di versamento degli
            archivi  delle  grandi  unità  disciolte,  il  mancato  rispetto  di  quell’accuratezza  e
            delle procedure stabilite dal succitato Comando nel settembre del 1918, circo-
            stanza che rendeva estremamente laborioso e difficile il lavoro di archivio, oltre
            a ritardare e a rendere spesso impossibile qualsiasi ricerca di documenti. Così,
            per evitare tali inconvenienti, si prescriveva ai comandi delle grandi unità in fase
            di scioglimento di inviare ai rispettivi comandi territoriali i soli carteggi di ufficio
            e i documenti riservati e riservatissimi, e di versare gli oggetti di cancelleria e le
            dotazioni cartografiche alle intendenze delle rispettive armate; di confezionare i
            colli contenenti i carteggi e i documenti con «diligente accuratezza», numerarli
            esternamente e, infine, elaborare l’elenco degli atti in duplice copia, una da inse-
            rire in ogni singola cassa e una da spedire, in piego raccomandato, all’autorità
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            territoriale ricevente . Al fine di «non ingombrare con documenti inutili i loca-



            269   AUSSME, L 3. Studi particolari, b. 301 (già 305), fasc. 3, s.fasc. «Copie eccedenza di
               circolari varie».
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                Copia telegramma a mano Comando supremo, Ufficio ordinamento e mobilitazione, 18 mar.
               1919, n. 74044 di prot. RS, a firma del gen. Pietro Badoglio. In un successivo telegramma,
               datato 25 giu. 1919, n. 93619 di prot. RS, Badoglio disponeva che i carteggi dei comandi
               di grandi unità non aventi sede territoriale dovevano essere inviati, in caso di scioglimento,
               al Comando del Corpo territoriale di Stato maggiore (Roma, stazione Portonaccio, batteria
               Nomentana). Entrambi i documenti in AUSSME, L 3. Studi particolari, b. 301 (già 305),
               fasc. 3, s.fasc. «Circolari relative alla raccolta e conservazione del carteggio di valore
               storico, 1915-1935».
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