Page 516 - Il Regio Esercito e i suoi archivi - Una storia di tutela e salvaguardia della memoria contemporanea
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dare regole certe e uniformità alla gestione documentaria, viste come strumenti
per una rapida capacità decisionale; le uniche differenze che possiamo evidenzia-
re, fondamentali senza alcun dubbio, sono l’assenza del divieto di alterare, dopo
la fase corrente, la sedimentazione originale delle carte e la sommarietà delle
procedure di valutazione, selezione e scarto.
Anche il disordine e la noncuranza dei requisiti ambientali necessari per la
preservazione fisica dei carteggi militari semiattivi, causa di frequenti richiami
da parte dello Stato maggiore della Forza armata, è una condizione che accomu-
na tutta la storia degli archivi della pubblica amministrazione nonostante l’inte-
resse del legislatore per le prime due fasi di vita dei documenti come dimostrato
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dai citati regolamenti del 1853 e del 1900 .
della giornata di studio - Chioggia, 8 febbraio 1997, a cura di G. Penzo doria, Padova, Il
Leggio libreria editrice, 1999, pp. 16-38; G. Melis, Il deposito della memoria. L’evoluzio-
ne degli archivi amministrativi nella storia italiana, in «Rassegna degli Archivi di Stato»,
LXI (2001), 1-3, in part. pp. 208-220; M. Grossi, Luoghi e metodi per la gestione degli ar-
chivi dell’amministrazione nel Regno d’Italia (1875-1908), in «Archivi per la storia», XVI
(2003), 2 (n. mon.: Classificare: storia e attualità, a cura di G. bonfiGlio dosio), pp. 171-
198; G. MiChetti, Dal protocollo al sistema di gestione dei flussi documentali, in l’archi-
vio comunale. Manuale per la gestione dei documenti: dall’archivio corrente all’archivio
storico, a cura di d. brunetti, Santarcangelo di Romagna (RN), Maggioli editore, 2003
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(progettoentelocale, 138), pp. 92-98; M. Grossi, La classificazione come strumento per la
gestione documentale nella pubblica amministrazione del Regno d’Italia, in La metodo-
logia per la definizione dei piani di classificazione in ambiente digitale, a cura di e. aGa
rossi-M. GuerCio, Roma, Scuola superiore della pubblica amministrazione, 2005 (Testi e
strumenti, 3), pp. 77-101.
9 È nella fase di deposito, quando l’impegno diretto alla buona conservazione da parte del
soggetto produttore diminuisce nel tempo, fino ad annullarsi completamente, visto anche
il progressivo estendersi del termine temporale per il versamento all’archivio storico, che
le carte corrono, ancora oggi, i maggiori pericoli, subiscono manomissioni e perdono la
configurazione originaria della fase formativa. Questa circostanza che caratterizza la fase
intermedia è, come detto, una costante nella storia degli archivi delle amministrazioni cen-
trali, anche di quelli sottoposti alla «sorveglianza» dell’amministrazione archivistica, eser-
citata tramite le commissioni di scarto degli atti d’archivio e, dal 1963, dalle commissioni
di sorveglianza. Una testimonianza di questa «atavica trascuratezza» in Per la storiografia
italiana del XXI secolo. Seminario sul progetto di censimento sistematico degli archivi di
deposito dei ministeri realizzato dall’Archivio centrale dello Stato, Roma, 20 aprile 1995,
Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali, Ufficio centrale per i beni archivistici,
1998 (Pubblicazioni degli Archivi di Stato, Saggi, 46). Per di più, la stessa dottrina archi-
vistica solo di recente ha posto al centro delle sue riflessioni il momento intermedio della
vita degli archivi e, in generale, la gestione documentaria; considerazione che si collega
all’emanazione, a partire dagli anni Novanta del secolo scorso, di speciali normative sui
sistemi documentari. Su questo tema una prima analisi in a. roMiti, l’archivio di deposito
nelle pubbliche amministrazioni, Torre del Lago (Lucca), Civita editoriale, 2008 (Collana
di archivistica diretta da a. roMiti, 5), pp. 31-42.