Page 522 - Il Regio Esercito e i suoi archivi - Una storia di tutela e salvaguardia della memoria contemporanea
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tale da formare un complesso organico» . Per di più, il col. Adriano Alberti, nel
suo contributo, presentato nel 1922 al X congresso della Società nazionale per la
storia del Risorgimento italiano, biasimando l’obbligo di aver dovuto rispettare
il principio di provenienza nella sistemazione di una parte dei documenti della
Prima guerra mondiale, contemporaneamente riconosceva, nella giustificazione
di tale circostanza, la radice logica dello stesso principio, ovvero «la necessità di
poter rintracciare in qualsiasi momento le pratiche che ancora [venivano] richie-
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ste per risolvere questioni amministrative o personali» .
Indizi sul possesso di una cultura archivistica sono, altresì, le prove di ottima
conoscenza della legislazione di settore, come in occasione della nascita e dello
sviluppo dei musei del Risorgimento che videro l’Ufficio storico opporsi al
rischio di frammentazione degli archivi e della loro collocazione in sedi non
idonee secondo le norme allora in vigore; Ufficio, coadiuvato, in questa attività
di difesa della sua natura di unico ente deputato alla conservazione delle carte
dell’Esercito, da uno dei massimi rappresentanti della comunità archivistica
nazionale, Eugenio Casanova .
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Infine, il valore di «memoria ancora attiva» per l’istituzione produttrice, che
si attribuiva agli archivi custoditi dall’Ufficio storico, ha determinato le limita-
zioni al loro uso «pubblico» ma non alla loro conoscenza «pubblica», avvenuta
con l’attività editoriale e la partecipazione costante dell’Ufficio ai principali
consessi storici, nazionali e internazionali.
Un quadro generale sulle vicende e sulle ragioni della politica conservativa
del Regio esercito non può dirsi completo senza parlare anche di quei fattori che,
pur continuando a mantenere una lettura non appiattita sul presente, attestano
quelle che sono, a nostro parere, le reali imperfezioni di tale politica. In primo
luogo, la parzialità delle disposizioni sulle carte da preservare; si pensi, ad esem-
pio, alla genericità della definizione «carteggio di guerra». Difetto riflesso nelle
assenze documentarie odierne e che non riuscì ad essere contemperato dalle
numerose azioni «emergenziali» quali la costituzione, in occasione della Grande
guerra, della Sezione storica del Comando supremo che, dislocata nella zona del
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Cfr. Relazione sul congresso storico internazionale di Saragozza, in AUSSME, L 3. Studi
particolari, b. 275 (già 278), fasc. «Congresso storico di Saragozza, 1908-1910».
27 a. alberti, L’attività dell’Ufficio storico negli ultimi due anni, estratto da «Rassegna
dell’Esercito italiano», III (1922), 5-6, pp. 1-6. Inoltre, cfr. Memoria sull’attività dell’Uffi-
cio storico negli ultimi due anni, [a cura del] col. Adriano Alberti, in AUSSME, L 3. Studi
particolari, b. 275 (già 278), fasc. «Congresso di Trieste, 1922».
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Come visto nel testo, i rapporti dell’Ufficio storico con appartenenti agli Archivi di Stato
furono intensi e costanti ed ebbero, come sede privilegiata, i congressi storici e, in partico-
lare, quelli organizzati, a partire dal 1906, dalla Società nazionale per la storia del Risorgi-
mento italiano, trasformata, nel 1937, in Istituto per la storia del Risorgimento italiano.