Page 89 - Il Regio Esercito e i suoi archivi - Una storia di tutela e salvaguardia della memoria contemporanea
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L’ordinamento e iL funzionamento deL regio esercito 89
per una parte di loro veniva stabilito il comando presso l’Ufficio superiore del
Corpo di Stato maggiore e, per un’ulteriore parte, veniva prevista, su richiesta
del Ministero degli affari esteri e del Ministero della guerra, la possibilità di im-
piego rispettivamente nelle legazioni e per missioni militari o incarichi speciali.
Per i tenenti, appena promossi, si dispose il distaccamento presso le unità: i pro-
venienti dall’Accademia di artiglieria e genio per un anno in un reggimento di
Fanteria e per un altro anno in un reggimento di Cavalleria; i provenienti dalle
scuole di Fanteria e di Cavalleria, rispettivamente, per un anno in un reggimento
di Cavalleria o di Fanteria e per un altro anno in un reggimento di Artiglieria o
del Genio. In ogni caso, tutti i tenenti dovevano essere impiegati, di preferenza,
nelle funzioni di aiutante maggiore e veniva stabilito che, dopo aver servito nelle
unità per il tempo prescritto, dovevano essere assegnati ai quartieri generali dei
corpi d’armata o delle divisioni attive oppure all’Ufficio superiore del Corpo di
Stato maggiore.
Il Comitato consultivo di Stato maggiore, di nomina annuale, era costituito da
un generale presidente e da non meno di 4 ufficiali di Stato maggiore (tra cui il
capo dell’Ufficio superiore e il direttore della Scuola di applicazione del Corpo di
Stato maggiore) e aveva l’obbligo, almeno una volta all’anno, di riunirsi presso
il Ministero della guerra, secondo le esigenze individuate dal ministro. Aveva la
competenza sugli studi relativi al perfezionamento teorico-pratico degli ufficiali
del Corpo; sulla programmazione delle attività della Scuola di applicazione; sulla
valutazione, in ordine di merito, dei frequentatori della Scuola di applicazione;
sull’esame delle questioni che il ministro della Guerra decideva di sottoporgli.
Nel periodo 1861-1865 si effettuò un’imponente ristrutturazione dell’Esercito
italiano; in particolare, vennero ricostituite le unità degli stati preunitari e, soprat-
tutto, quelle del Regno delle Due Sicilie, in quanto le unità lombarde, toscane
ed emiliane erano già state riordinate prima del 1861. In pratica, si trattava di
ristrutturare un terzo dell’Esercito, da cui molti quadri di Stato maggiore si erano
dimessi o erano stati dimessi, alcuni per motivi istituzionali e per il livello di
preparazione inadeguato, altri per età o per aver seguito le spodestate monarchie,
immettendosi in gran parte nell’Esercito austriaco.
Quel lasso di tempo fu anche caratterizzato da una grave crisi sia economica
che militare. Tra le cause della prima ricordiamo le spese per l’imponente orga-
nizzazione amministrativa del nuovo Stato e per il trasferimento della capitale da
Torino a Firenze; le spese per far fronte al brigantaggio; le sollevazioni popolari
in Sicilia che richiesero l’impiego di intere grandi unità; l’improduttività di alcu-
ne nuove regioni. La crisi militare era invece una diretta conseguenza dello stato
di disagio causato dalle drastiche selezioni nei quadri dell’Esercito meridionale
e delle formazioni garibaldine e dalle continue riduzioni del bilancio militare
dovute alla situazione economica. La criticità della situazione ebbe riflessi anche

