Page 90 - Il Regio Esercito e i suoi archivi - Una storia di tutela e salvaguardia della memoria contemporanea
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            sul Corpo di Stato maggiore al cui interno le vacanze risultarono ben superiori a
            quelle previste: infatti, alcuni degli ufficiali del Corpo furono destinati ai comandi
            di unità ricostituite e rimaste prive di personale qualificato; altri furono utilizzati
            in comandi territoriali, con funzioni inerenti ad attività civili e di controllo nelle
            regioni non pacificate; altri, infine, furono impiegati nell’attività topografica per
            il rilevamento cartografico delle regioni meridionali. Tutto ciò comportò, nell’a-
            prile del 1864, una deficienza di ufficiali del Corpo pari a un quarto dell’organico.
               Per la risoluzione di tale problema, che rischiava di portare a una definitiva
            liquidazione dello Stato maggiore, venivano adottati una serie di provvedimenti:
            elevazione da 20 a 34 del numero dei frequentatori del primo anno della Scuola
            di applicazione del Corpo di Stato maggiore; istituzione, con r.d. del 24 apr. 1864,
            degli «aggregati del Corpo di Stato maggiore», scelti fra gli ufficiali delle varie
            armi più idonei al servizio; destinazione, con r.d. del 28 apr. 1864, in sussidio al
            Corpo di Stato maggiore, di 30 allievi ingegneri, messi a disposizione tempora-
            neamente dal Ministero dei lavori pubblici allo scopo di accelerare la produzione
            cartografica nelle regioni meridionali senza aggravio per gli operatori del Corpo
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            di Stato maggiore .
               Gli anni 1861-1866 rappresentano, dunque, un periodo estremamente critico
            non solo per il neo costituito Regno d’Italia ma anche per il suo Esercito e per l’e-
            voluzione del Corpo di Stato maggiore. Analizzando i provvedimenti adottati in
            quel quinquennio emerge come, nel tentativo di risolvere la questione degli stati
            maggiori, fosse stata privilegiata più la «quantità» che la «qualità». Questo indi-
            rizzo, che d’altra parte temperava, con l’affluenza di ufficiali «aggregati», la ca-
            ratteristica di «ciclo chiuso» del Corpo di Stato maggiore, testimoniava lo sforzo
            intrapreso per riunire, amalgamare, organizzare, istruire e condurre in battaglia
            un Esercito notevolmente accresciuto e quanto mai eterogeneo; questo mentre si
            disponeva di quadri di provenienza e formazione disparate e di uno Stato mag-
            giore organicamente inadeguato.
               Tale crisi di «crescenza», comune anche alla Regia marina, fu motivo con-
            corrente negli insuccessi della campagna del 1866, terminata ingloriosamente a
            Custoza. Come negativo fu il giudizio espresso nei confronti dell’operato dello
            Stato maggiore italiano: né il capo di Stato maggiore del Regio esercito né il




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                Il numero degli «aggregati» e quello degli ufficiali di Fanteria e di Cavalleria da ammettere
               alla frequenza della Scuola di applicazione del Corpo di Stato maggiore, venne modifica-
               to con successivi decreti del 1864 e del 1865. Nel 1866, alla vigilia della dichiarazione di
               guerra all’Austria, veniva stabilito che gli ufficiali «aggregati» al Corpo di Stato maggiore
               (in numero non superiore a 36) e i 30 ingegneri applicati erano da considerarsi in ecceden-
               za agli organici del Corpo e, successivamente, l’organico del Corpo veniva elevato a 230
               unità e il numero degli ufficiali «aggregati» extraorganico a 60 unità.
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