Page 106 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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106 l’eserCito alla maCChia. Controguerriglia italiana 1860-1943
bardature, mentre l’esercito forniva un moschetto mod. 91 con 96 cartucce.
Gli spahis furono preferiti anche ai reparti savari, in quanto più adatti al deserto e alle
sue condizioni estreme, mentre i savari erano più simili a truppe metropolitane, più “pesan-
ti” e utilizzabili soprattutto nelle vicinanze della costa, dove l’acqua non era un problema .
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Nel 1928 si pensò così di trasformare interi squadroni savari in squadroni spahis, anche
perché avevano già avuto modo di operare insieme nel Gruppo Squadroni Savari e Spahis
della Tripolitania che nel 1927 era formato da 7 squadroni savari e 3 plotoni spahis, per
un totale di 27 ufficiali, 15 sottufficiali, 28 militari di truppa nazionali e 1.240 indigeni.
Angelo Del Boca ha definito queste truppe “pressoché interamente mercenarie” , ma è
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doveroso sottolineare che erano pagate meno dei militari italiani. Più corretta la lettura
del generale Mezzetti quando affermava che i soldati di colore, di solito a lunga ferma, per
le loro doti di lealtà e di attaccamento agli ufficiali non erano affatto mercenari. Definirli
tali era un’assurdità e significava sminuire l’enorme contributo che avevano dato, e conti-
nuavano a dare, alla causa italiana . Certo, i reparti indigeni non erano esenti da difetti,
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in combattimento, trascinati dallo slancio tendevano a rompere la formazione e non era
facile riprenderli alla mano, inoltre nella marcia si raccoglievano attorno alle salmerie o alla
carovana, fornendo un facile bersaglio.
I savari erano l’altra componente di cavalleria coloniale, organizzata già nel 1912. Il
1° Squadrone Savari era in origine una banda indigena, la banda Basile, che combatté a
Zanzur e a Suani Ben Adem agli ordini del generale Tassoni . Utilizzati in Tripolitania, i
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savari furono particolarmente importanti nelle operazioni di polizia coloniale in Cirenaica
e nel Fezzan: essi erano assimilabili alla cavalleria regolare, a differenza degli spahis, sotto
molti aspetti più simili alle bande. Nel dicembre 1923 il Comando Truppe della Cirenaica
costituì il Comando Gruppo Squadroni Savari della Cirenaica da cui sarebbero dipesi
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tutti gli squadroni della colonia, 4°, 5° e 7°, che nel 1924 poteva contare su 10 ufficiali tra
quelli attivi e di complemento, 6 sottoufficiali e 380 uomini di truppa, con 345 cavalli e
42 muletti. A livello di organico, il singolo “squadrone savari” aveva, più o meno, la stessa
forza del “gruppo” spahis, ovvero 120-150 uomini.
I gruppi meharisti, rigorosamente cammellati, erano un elemento di assoluta novità
nell’ambito dei reparti coloniali. Dromedari e cammelli, infatti, erano da sempre usati nel
279 Ufficio Operazioni Colonie, Sunto della relazione del Comando RCTC per i mesi di gennaio febbraio
marzo 1928, 6 luglio 1928, AUSSME, Fondo L-8, busta 175, fascicolo 1.
280 anGelo del Boca, Gli italiani in Libia. Dal fascismo a Gheddafi, Milano, Mondadori, 2010, p. 7.
281 ottorino Mezzetti, Guerra in Libia. Esperienze e ricordi, op. cit., p. 5. Anche in questo caso il rife-
rimento agli ufficiali italiani era d’obbligo.
282 Il 2° Squadrone venne costituito nel gennaio 1913 a Zuara, prevalentemente con elementi delle oasi
costiere fra Tripoli e Zuara, ed altri del Gebel occidentale. Il 3° Squadrone fu costituito il 18 luglio
1912 a Bengasi, sotto il comando della medaglia d’oro capitano Mario Piscicelli, il 4° nel 1922 a Tri-
poli, il 5° nel 1923 attraverso la cessione di un plotone da parte dei 4 squadroni esistenti, il 5°, il 6°
e il 7° nel 1923 con elementi tratti dagli altri squadroni.
283 Ne assumeva il comando il maggiore di cavalleria Vittorio Cardassi (Gruppo Squadroni Savari della
Cirenaica, AUSSME, Fondo L-8, busta 113, fascicolo 9).
Capitolo seCondo

