Page 108 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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           desertiche , fornendo di solito un ottimo rendimento: “[…] Magnifici reparti, entrambi
           di grande rendimento e sui quali si può fare sicuro assegnamento in ogni contingenza,
           fondamentalmente hanno le stesse qualità intrinseche: resistenza alle fatiche, valore, spirito
           offensivo, fedeltà e tenacia. […] Così, mentre i libici, più freddi, più posati e più intelli-
           genti formano una fanteria che ha molti punti di contatto con quella metropolitana e che
           è adattissima per lo svolgimento dell’azione metodica e regolare, gli eritrei, invece, più vi-
           vaci, più celeri ed impetuosi, costituiscono una fanteria più agile, più mobile e pronta allo
           sbaraglio e quindi meglio utilizzabile per le azioni ove si richieda irruenza: in altri termini
           per l’urto. A queste particolari caratteristiche dell’una e dell’altra fanteria fanno riscontro
           naturali tendenze in combattimento e cioè:
               per i libici:
              -  rispetto alle fronti di attacco, grande valutazione del fattore fuoco, attitudine alla
                 manovra;
              per gli eritrei:
              -  tendenza ad ammassarsi, passione per l’arma bianca, grande valutazione del fattore
                 urto” .
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              In operazioni si arrivò ben presto a utilizzare il battaglione di fanteria di concerto con
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           un gruppo squadroni per combinare rapidità e potenza d’urto . Il dor, costituito da guer-
           riglieri a cavallo, era infatti un avversario mobilissimo, in grado di disperdersi in piccoli
           nuclei e far perdere le sue tracce, da ciò l’importanza di una componente a cavallo altret-
           tanto mobile e veloce.
              I reparti sahariani erano considerati la massima espressione delle truppe coloniali.
           Formati per lo più da libici e comandati da ufficiali italiani, quando vennero costituiti nella
           primavera del 1924 ebbero come ispettore il duca d’Aosta. I primi due gruppi sahariani
           furono quello di Gadames (occidentale) e di Mizda (centrale), ai quali se aggiunse presto
           un terzo, orientale, con sede a Bir Gheddahia. Nel 1927 ne fu organizzato un quarto,
           sempre a Mizda, in vista delle operazioni nella Sirtica e nel 1929 un quinto, creato per
           trasformazione del I Battaglione Libico, impiegato nella riconquista del Fezzan. Nel 1930
           infine l’organico fu rivisto eliminando i plotoni di fanteria montata a favore di plotoni di
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           meharisti . Questo tipo di assetto si dimostrò subito, già nelle operazioni in Tripolitania
           del 1925-1926, particolarmente adatto al deserto permettendo di combinare in modo ot-
           timale i tre elementi fondamentali della manovra tattica, movimento, fuoco e urto, cosa
           che sarebbe apparsa ancora più evidente nella Ghibla nel 1928 e nel Fezzan nel 1930 . I
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           290 SteFano aleS, piero crociani, andrea viotti, op. cit., pp. 19-20.
           291 ottorino Mezzetti, Guerra in Libia. Esperienze e ricordi, op. cit., p. 5.
           292 Impiego Gruppo Squadroni, n. 12657 del 15 agosto 1931, ACS, FG, scatola 3, fascicolo 3, sottofasci-
              colo 15.
           293 Diario del III Gruppo Sahariano. AUSSME, Fondo L-8, busta 112, fascicolo 10. Il plotone meharisti
              contava 70-80 uomini.
           294 Già nel 1924 si era iniziato a parlare di queste formazioni, come testimonia un veterano delle opera-

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