Page 116 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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                 a nulla.
              -  Se qualcuno muore in combattimento la sua parte della razzia verrà data agli eredi
                 con una parte in più.
              -  Se un mehari o un cammello muore in combattimento, il suo valore sarà tolto dal
                 totale della razzia prima di dividere.
              -  I feriti hanno diritto a mezza parte in più.
              -  Per ognuno dei dieci mehari sarà data una razione perché questi dieci mehari servo-
                 no per fare la guardia e raccogliere informazioni.
              -  Nessuno deve prendere più della sua parte e Dio conservi questi combattenti e li
                 faccia vittoriosi e che possano prendere molta razzia .
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              Si deve anche sottolineare che, nonostante Graziani avesse parlato dell’avversario in ter-
           mini non proprio cavallereschi, tutti i comandanti che avevano combattuto sul campo ne
           conoscevano bene le doti e avevano imparato a non sottovalutarlo: “In Colonia, il nemico,
           di qualsivoglia razza, è in linea di massima un superbo combattente, conoscitore profondo
           della regione in cui manovra e per istinto sfruttatore raffinato di ogni appoggio, d’ogni
           mezzo che la natura dei luoghi possa fornirgli. La sua estrema mobilità, le sue spiccate doti
           combattive, la coscienza stessa della sua inferiorità materiale o l’eccitazione fanatica che
           gli proviene dalla sua religione, e dai suoi principi elevati al massimo di fronte al nemico,
           lo rendono un avversario astuto, pertinace, accanito che conduce una guerriglia spietata,
           basata sul valore e sull’astuzia individuale, pronta a cogliere un attimo solo di debolezza
           dell’avversario per infliggergli ferita il più ampia possibile” .
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              Lo stesso concetto fu espresso da Maletti che, nel 1928, in relazione a un eventuale
           scontro con la tribù degli Zueia, nelle lontane oasi di Cufra, ne sottolineò la determinazio-
           ne, il coraggio e la capacità di usare armi moderne . Queste tribù guerriere erano profon-
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           damente radicate nel territorio e perdevano il 50 per cento della loro forza nel momento in
           cui se ne allontanavano , ma la loro particolarità stava nell’incredibile compattezza, data
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           dal forte legame che ogni uomo aveva con gli altri. Inoltre, come si è già detto, a livello
           tattico le mehalle erano avvantaggiate dall’elevata mobilità resa possibile dall’assenza di
           salmerie e convogli di rifornimenti, mobilità che permetteva di sfruttare il fattore sorpresa
           e di accettare o rifiutare il combattimento.











           320 Dichiarazione secondo la sceria di Mohamed, AUSSME, Fondo L-8, busta 175, fascicolo 9.
           321 L. leMBo, Considerazioni sull’impiego dell’aviazione coloniale, in “Rivista Aeronautica”, 4, 1927, p. 17.
           322 Situazione politica attuale nella zona delle oasi e nella Cufra, n. 368 dell’8 luglio 1928, ASMAI, Posiz.
              150/12, fascicolo 47.
           323 GuGlielMo ciro naSi, operazioni Coloniali, Scuola di Guerra, anno 3°, 55° corso, 1925-1928.

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