Page 117 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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Il RegIo eseRcIto e le opeRazIonI dI polIzIa colonIale In afRIca (1922-1940)  117

              La popolazione

                 Il generale Nasi, un “coloniale” di grande intelligenza, sapeva che, nell’occupazione
              di un territorio, battere l’esercito nemico era solo l’inizio di un processo ben più lungo e
              complesso il cui elemento centrale era la popolazione . L’atteggiamento di questa era del
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              resto tutt’altro che uniforme, come avviene dovunque si manifesti la guerra di guerriglia.
              Se infatti, molte tribù arabe appoggiavano i ribelli fornendo loro tutto ciò di cui avevano
              bisogno, un’altra parte della popolazione, soprattutto quella di origine berbera, non ne
              sposava affatto la causa. Non è un mistero che, ad esempio, ai berberi furono restituite le
              loro antiche sedi nella zona di Giosc e che, nel Gebel, Zintan e Misciascia si combattessero
              aspramente. A Graziani, infatti, non era sfuggita l’“atavica implacabile inimicizia” che divi-
              deva berberi e beduini da secoli, ben prima dell’affermarsi del dominio ottomano, un odio
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              che li aveva portati a massacrarsi a vicenda . Gli scontri erano spesso causati da contese per
              i pascoli come quelle che vedevano le tribù degli Aulad Bu Sef, degli Zintan e dei Misciascia
              confrontarsi fra l’Hammada e Gheriat.
                 In questa lotta di antica origine s’inserirono gli italiani sfruttandola a proprio vantaggio,
              come del resto era antica consuetudine degli imperi e, in tempi più recenti, delle potenze
              coloniali. In questo contesto non si può dimenticare che furono gli italiani, guidati da Gra-
              ziani, a reinsediare 30.000 berberi, uomini, donne e bambini, nelle terre dalle quali erano
              stati cacciati dagli arabi, e che quello della rivolta non fosse un fronte granitico e compatto
              è confermato dai notiziari informativi. Nel 1922 alcuni capi misuratini, per reclutare nuovi
              armati, minacciarono d’infierire sulle famiglie delle potenziali reclute e uccisero il poco
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              bestiame di quelli che osarono ribellarsi . Questo scenario trovò conferma nelle dichia-
              razioni di due prigionieri catturati a Misurata: “[…] la maggior parte degli armati è stata
              trascinata a combattere con la forza, chi si rifiuta viene tacciato di simpatizzante[sic] con gli
              italiani, e di conseguenza viene spogliato di tutto ciò che possiede e cacciato in prigione. E’
              per questo solo motivo che quasi tutti gli armati hanno dovuto obbedire. Tra loro si dice
              che è pazzesco il continuare a combattere contro gli italiani, poiché nessuna forza ormai
              riuscirà a cacciarli dalle loro formidabili posizioni. La maggior parte degli armati anelano
              di tornare alle loro terre per il prossimo raccolto che, quest’anno, pare, sia abbondante, e
              per la cura del loro bestiame” .
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                 Il governatore della Cirenaica, generale Pietro Pintor, a proposito di Idris e della pene-
              trazione senussita, segnalava il pericolo di rivalse “con molestie e razzie” contro i capi “no-
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              toriamente fedeli” , e che per questo bisognava impegnarsi a difendere quelle popolazioni
              non permettendo che venissero colpite dal nemico comune.


              324 Ibidem.
              325 Situazione della Ghibla in riferimento ai criteri direttivi di cui a foglio 98 Pol.Gab del 12 corrente, n.
                 63M. del 14 gennaio 1926, AUSSME, Fondo L-8, busta 155, fascicolo 9.
              326 Tel. n. 416 del 13 febbraio 1922, ASMAI, Posiz. 122/27, Tripolitania, fascicolo 250.
              327 Occupazione di Misurata. Interrogazione di prigioniero, al ministero delle Colonie, tel. n. 388 del 2 mar-
                 zo 1922, ASMAI, Posiz. 122/27, Tripolitania, fascicolo 252.
              328 Situazione politica (maggio), tel. n. 1101 del 10 maggio 1922, ASMAI, Posiz. 122/28, fascicolo 254.
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