Page 124 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
P. 124
124 l’eserCito alla maCChia. Controguerriglia italiana 1860-1943
AUSSME. Fortificazioni a Bengasi nel 1912
non mancavano di aiutare i partigiani passando a volte tra le loro file . Inoltre lasciavano
360
pascolare i loro cavalli là dove i guerriglieri avrebbero potuto facilmente impadronirsene.
Omar al-Mukhtar aveva agenti in ogni località e gli italiani si resero conto che non poteva-
no fare affidamento sulle popolazioni della Cirenaica: sia i sottomessi sia i guerriglieri erano
musulmani e beduini e l’ostilità fra le tribù non era sufficiente a spezzare i legami di fede, di
sangue e di stile di vita, secondo il motto: “Una fede, una lingua, una legge”. Forse proprio
per questo i comandi militari italiani non avevano mai sottovalutato il nemico, imparando
anzi ben presto ad apprezzarne le qualità, come testimoniano le parole di Mezzetti: “[…]
In quindici anni di Colonia, né al Congo, né in Libia ho trovato ‘arabi felloni’. Ho trovato
indigeni che difendevano il loro paese e si battevano con le armi e con l’astuzia come ne ho
trovati molti assai fedeli, rispettosi della loro parola e degli impegni presi. Mai sono stato
ingannato o tradito per quanto, più di una volta, abbia dovuto affidarmi alla loro lealtà.
So che qualche indigeno, e dei maggiori, ha ingannato qualcuno di noi, ma resta a vedere
se in ciò fare egli non abbia ritorto l’inganno, o se, difendendo il proprio paese, non abbia
tentato di approfittare dell’ingenuità o della imprudenza del troppo ‘bono italiano’” .
361
Gli accampamenti dei sottomessi che si trovavano vicino agli avamposti italiani ve-
nivano spesso ispezionati e se emergeva qualche elemento di connessione con i ribelli la
360 e. e. evanS-pritchard, The Sanusi of Cyrenaica, op. cit., p. 162.
361 ottorino Mezzetti, Guerra in Libia. Esperienze e ricordi, op. cit., p. 25.
Capitolo seCondo

