Page 218 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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218 l’eserCito alla maCChia. Controguerriglia italiana 1860-1943
liberare il campo di tiro da alberi, cespugli, muri ed eventuali altri impedimenti. Le scorte
di viveri e munizioni dovevano garantire un’autonomia logistica di più giorni. In funzione
delle dimensioni del centro abitato i presidi dovevano essere organizzati a difesa come un
unico caposaldo o come un sistema di capisaldi in grado di darsi reciproco appoggio sce-
gliendo gli edifici più solidi, curando che gli intervalli fossero battuti dal fuoco e preveden-
do un ridotto centrale in cui raccogliere rincalzi, servizi e depositi. Era inoltre opportuno
approntare nelle immediate vicinanze un campo per gli aviolanci ed era infine necessario
esercitare un’attiva sorveglianza all’esterno e adottare nel contempo appropriate misure di
sicurezza all’interno, scoraggiando atti ostili da parte degli abitanti con il limitarne i movi-
menti e, nel caso, con la cattura di ostaggi.
La protezione delle ferrovie e delle opere d’arte stradali poteva assorbire forze ingenti
senza con questo garantire la sicurezza dei possibili obiettivi. Era quindi necessario integra-
re l’azione degli elementi fissi sistemati a difesa di ponti e stazioni con elementi mobili in
grado di sorvegliare gli intervalli e intervenire celermente nei settori minacciati. Una linea
ferroviaria doveva essere divisa in sezioni, affidate ciascuna a un battaglione e a loro volta
ripartite in tratti di compagnia. Il terreno ai due lati dei binari, pattugliato con regolarità,
andava sgombrato dalla vegetazione per almeno un centinaio di metri e i casolari vicini pre-
sidiati o abbattuti. Analoghe misure dovevano essere prese per la sicurezza dei tratti stradali
ordinari. Si dovevano inoltre avere a disposizione dei gruppi mobili quale riserva di pronto
intervento e per azioni a largo raggio tipicamente costituiti da un battaglione rinforzato
con artiglierie e reparti del genio, con autonomia sufficiente per operare lontano dalla base
per più giorni. All’evenienza, due o tre gruppi mobili potevano essere riuniti in raggrup-
pamenti, rinforzati ove possibile da elementi specializzati nelle azioni di controguerriglia.
Le azioni particolari di controguerriglia erano il rastrellamento, lo sbloccamento di un
presidio o di una via di comunicazione, la protezione stradale per assicurare il transito di
colonne, la scorta convogli e la protezione della popolazione. Il rastrellamento, il cui scopo
era liberare il territorio dalle bande, era un’operazione da organizzare con cura, evitando di
addentrarsi nei boschi con formazioni inadatte, di scarsa consistenza e con limitata auto-
nomia logistica, e da condurre con decisione. La zona interessata andava preventivamente
isolata per impedire che il nemico potesse ricevere rinforzi e rifornimenti o trovare scampo
nella fuga. All’isolamento seguivano la ricerca e la distruzione delle formazioni nemiche
tramite l’azione convergente di più colonne di forza adeguata al tipo di resistenza attesa e
agli ostacoli da superare. Rastrellare un’estesa zona boscosa era un’operazione molto im-
pegnativa, ragion per cui, nel caso le forze disponibili non fossero sufficienti per cinturare
l’area, era preferibile effettuare rapide puntate al suo interno con dispositivi molto raccolti,
adottando le necessarie misure di sicurezza, oppure limitarsi a sorvegliarne il perimetro per
sorprendere i guerriglieri nel momento in cui uscivano allo scoperto. In casi estremi, una
soluzione possibile era appiccarvi il fuoco col concorso dell’aeronautica.
Lo sbloccamento di una rotabile richiedeva l’intervento a cavaliere dell’itinerario di
una forte colonna, comprendente elementi del genio per la rimozione delle interruzioni,
con una robusta retroguardia che serviva anche da riserva di manovra. Raggiunto il punto
dell’agguato, la colonna doveva incapsulare il nemico sia agendo per le ali, sia attaccandolo
Capitolo terzo