Page 227 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
P. 227
La 2 armata e Le operazioni di controguerrigLia in JugosLavia (1941-1943) 227
a
Le norme principali sui criteri d’occupazione contenute nei regolamenti a stampa furo-
no integrate, nel corso del conflitto, da circolari come la n. 01/6921 del 7 novembre 1941
dello S.M.R.E., che disciplinava l’applicazione di istituti quali la requisizione, il bando e
l’ordinanza in territori dichiarati in stato di guerra. Altra circolare importante fu la n.
652
3755 del 6 settembre 1942 del Ministero della Guerra sul trattamento dei militari italiani
catturati, che dovevano essere considerati come prigionieri di guerra e tutelati in base alle
convenzioni di Ginevra del 1929 .
653
Se la circolare n. 36.000 sorvolava sulle misure coercitive delle libertà e contro la pro-
prietà della popolazione civile colpevole di sostenere i partigiani, e la pubblicazione n. 3768
nel trattare degli istituti della rappresaglia e della presa di ostaggi non ne precisava l’ambito
di applicazione, la Circolare No. 3 C, emanata in due edizioni nel marzo e nel dicembre del
1942 dal Comando Superiore FF.AA. “Slovenia-Dalmazia” (2ª Armata), entrava nel detta-
glio delle misure precauzionali e di quelle da adottare nel corso delle operazioni contro le
popolazioni colluse coi partigiani.
Diversamente dalla grande guerra, in cui il Comando Supremo aveva lasciato ampia
libertà alle armate dipendenti nello sviluppare una propria normativa tattica, pur ispirata
alla dottrina ufficiale, per consentire di adeguarne il dettato alla particolare situazione del
loro settore del fronte, nel secondo conflitto mondiale i comandi di grande unità complessa
non pubblicarono regolamenti tattici diversi da quelli emanati dallo S.M.R.E., se non in
alcuni casi relativi alla difesa costiera e con una sola importante eccezione, che è proprio
la Circolare No. 3 C. Si trattava di un corposo manuale di circa 200 pagine, di carattere es-
senzialmente pratico e destinato ad una larga diffusione tra le truppe (sino al livello di bat-
taglione o reparto corrispondente), articolato in cinque parti ed una premessa in cui erano
espressi i concetti basilari dell’organizzazione da mettere in atto per contrastare e reprimere
il fenomeno insurrezionale che agitava la Jugoslavia. Tra i suoi scopi dichiarati c’era innan-
zitutto quello di motivare le truppe ad agire con estrema decisione e senza troppi scrupoli
contro i partigiani, e a seguire l’elevarne il morale reagendo alla tendenza ad esagerare le
possibilità dell’avversario e il ribadire la necessità di preservare il segreto delle operazioni,
curare il servizio informazioni, sistemare solidamente a difesa i presidi. Forti erano anche i
richiami alla disciplina ed all’ordine, accompagnati dalla minaccia di inchieste disciplinari
o del ricorso ai tribunali militari per sanzionare i reati più gravi. Se non si esitava ad ordina-
re il ricorso alla presa di ostaggi, all’internamento di sospetti, alla distruzione o requisizione
di beni appartenuti ai ribelli o ai loro familiari, alla fucilazione di partigiani catturati con le
armi in mano, d’altra parte si davano disposizioni affinché “siano sempre presi i provvedi-
652 Circolare n. 01/6921 in data 7 novembre 1941, Norme vigenti circa requisizioni, bandi e provvedimen-
ti demandati all’autorità militare in territori dichiarati in stato di guerra, S.M.R.E. - Reparto Segreteria.
653 Circolare n. 3755 in data 6 settembre 1942, Posizione dei militari catturati da ribelli, Ministero della
Guerra - Direzione Generale Stato ed Avanzamento Ufficiali - Ufficio del Direttore Generale. Scopo
della circolare era fornire un’ulteriore giustificazione per le rappresaglie eventualmente ordinate dai
comandi italiani nei confronti dei partigiani. Le formazioni irregolari jugoslave furono riconosciute
dagli anglo-americani solo nell’agosto del 1942 e pertanto solo da quel momento i partigiani catturati
avrebbero potuto invocare il trattamento di legittimi combattenti.