Page 232 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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232 l’eserCito alla maCChia. Controguerriglia italiana 1860-1943
to divenne una pubblicazione a stampa edita dall’Ufficio Informazioni - Sezione Situazione
del Comando della 2ª Armata dal titolo Elenco delle formazioni ribelli del cosiddetto Esercito
nazionale liberatore e dei reparti partigiani della Jugoslavia. Nel 1943, lo stesso comando
d’Armata compilava un’altra analoga pubblicazione dal titolo Notizie sui capi politici e mi-
litari del movimento insurrezionale jugoslavo.
Territori occupati di Croazia e Bosnia-Erzegovina
A beneficiare maggiormente della disgregazione del Regno di Jugoslavia fu la Croazia
che, riconosciuta come stato indipendente, finì con l’avere un’estensione territoriale su-
periore a quella della Serbia. Mentre quest’ultima rientrò nell’orbita tedesca, la Croazia
almeno formalmente doveva rientrare nella zona d’influenza italiana, come provato dalla
nomina a capo del governo di Ante Pavelic, antico alleato del regime fascista, oltre che dalla
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designazione di un principe di casa Savoia alla reggenza del costituendo Stato . In realtà,
la sua organizzazione interna fu decisa dai tedeschi, che ne avevano occupato la capitale
Zagabria ed erano stati i principali autori della distruzione dell’esercito jugoslavo nella
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“guerra d’aprile” . Hitler, pur proclamando il disinteresse della Germania per la Croazia e
lasciando la delimitazione dei suoi confini occidentali ad accordi bilaterali italo-croati, volle
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incorporare lo stato di Pavelic nel sistema politico-economico del Terzo Reich. La linea
di demarcazione stabilita dal Führer tra la zona di influenza italiana e quella tedesca, pose
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sotto controllo germanico le aree più ricche ed industrializzate del paese . La penetrazio-
ne economica fu accompagnata da quella politica e da un’azione mirata di propaganda,
facilitate entrambe dai lunghi trascorsi asburgici di quelle regioni e dall’astio secolare della
popolazione verso l’elemento italiano, peraltro grandemente minoritario e confinato quasi
esclusivamente in alcune città costiere della Dalmazia . La prevista annessione all’Italia
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656 In realtà, il prescelto, Aimone d’Aosta duca di Spoleto, designato come Tomislav II di Croazia, non
metterà mai piede a Zagabria.
657 L’offensiva italiana contro la Jugoslavia era partita in netto ritardo, quando i tedeschi erano già giun-
ti a Zagabria e l’esercito di Belgrado aveva ceduto di schianto sotto i colpi delle divisioni corazzate e
dell’aviazione germanici.
658 Nel 1943, l’80% delle esportazioni croate erano destinate alla Germania. I tedeschi possedevano par-
tecipazioni in 503 imprese croate contro le 18 dell’Italia (davide rodoGno, Il nuovo ordine mediter-
raneo. Le politiche di occupazione dell’Italia fascista in Europa (1940-1943), Torino, Bollati Boringhie-
ri, 2003, p. 299).
659 Già entro l’estate del 1941 Mussolini si lamentò con Ciano del comportamento germanico: “Non ha
importanza […] che i tedeschi riconoscano sulla carta i nostri diritti in Croazia, quando in pratica si
prendono tutto ed a noi lasciano un mucchietto di ossa” (Galeazzo ciano, Diario, Milano, Rizzoli,
1946, p. 422). L’andamento della linea di demarcazione fu riportato nei fogli n. 3110 e n. 3700 del
18 e 29 aprile 1941, Organizzazione del territorio occupato, comando 2ª Armata – Ufficio Operazioni.
660 I dissapori tra italiani e croati risalivano all’epoca della Repubblica di Venezia ed erano stati alimentati
dall’Impero austriaco nel corso delle guerre risorgimentali. I vertici ustascia vedevano nella Germania
il loro naturale alleato sia per gli antichi legami con l’Austria, sia perché il reich non sembrava accam-
pare mire territoriali.
Capitolo terzo