Page 239 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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La 2 armata e Le operazioni di controguerrigLia in JugosLavia (1941-1943) 239
Il 1942
L’inverno 1941-1942, nonostante le positive premesse, vide un deciso peggioramento
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delle condizioni dell’ordine pubblico nella Croazia occupata con il dilagare della rivolta .
Le informative tracciavano un quadro allarmante delle bande ribelli, la cui forza era stimata
nella sola Bosnia in 35.000 armati, 30.000 cetnici e 5.000 comunisti, mentre nei territori
della seconda e terza zona prevaleva la componente comunista, con 15.000 partigiani a
fronte di 5-6.000 cetnici.
I ribelli approfittarono dell’inclemenza del clima e della stasi delle operazioni di pat-
tugliamento per isolare e attaccare i presidi minori. Il dispositivo della 2ª Armata era del
resto estremamente diluito, con 166 presidi collegati tra loro da poche e malagevoli vie
di comunicazione, con il risultato che molti distaccamenti rimasero isolati per mesi e do-
vettero essere abbandonati o riforniti per via aerea. Il presidio di Korenica, in particolare,
della forza di un battaglione, dopo essere stato a lungo rifornito a mezzo aviolanci, solo al
terzo tentativo e al prezzo di notevoli perdite poté essere sbloccato. Il quadro di situazione
tratteggiato dal S.I.M. in febbraio 1942 era se possibile ancora peggiore, tanto che l’innal-
zamento del livello di scontro indusse il comando CC.RR. della 2ª Armata ad emanare
severe norme per il trattamento dei ribelli, dei loro parenti e dei favoreggiatori.
Violenti scontri si registravano, intanto, tra partigiani comunisti, nazionalisti cetnici e
miliziani ustascia che infiammarono la Bosnia, l’Erzegovina e i territori interni della Cro-
azia. Fu una fortuna per croati ed italiani che comunisti e cetnici, abbandonati i progetti
di far causa comune, avessero iniziato a combattersi duramente per l’egemonia del movi-
mento di resistenza. In questi scontri le bande comuniste evidenziarono una maggiore mo-
tivazione e una superiore capacità di combattimento, sconfiggendo ripetutamente ustascia
e cetnici, che solo con l’appoggio italiano potevano riuscire a fronteggiarle con successo.
Per tutto il periodo invernale fu però consentito ai partigiani di rafforzarsi indisturbati, dal
momento che le truppe italiane erano in difficoltà sui terreni innevati in un clima insolita-
mente rigido. Per approvvigionarsi i partigiani non esitarono a depredare vaste regioni di
ogni risorsa agricola e zootecnica, terrorizzando la popolazione che si riversò verso i presidi
italiani. L’afflusso di migliaia di profughi affamati e sfiniti, in preda al panico, creò gravi
problemi alle autorità italiane che dovettero assisterli in ogni modo, soprattutto dal punto
di vista sanitario.
In Croazia l’insorgere del movimento resistenziale, organizzato in bande militarmente
673 “Il fallimento dei tentativi di intesa fra autorità croate ed elementi serbi, il dubbio sull’efficacia della
nostra protezione, le miserevoli condizioni economiche hanno determinato nella popolazione serba
di talune regioni dell’Erzegovina e della Lika la convinzione che soltanto l’organizzazione cetnica può
dare salvezza. E’ infatti segnalato che quella parte di serbo-ortodossi che era rientrata nelle case in se-
guito alla nostra occupazione, atterrita per il ritorno nei villaggi degli ustascia, sotto veste di gendarmi,
ha impugnato nuovamente le armi ed è ritornata nel bosco”. (Notiziario n. 46 in data 16 dicembre
1941 del comando 2ª Armata – Ufficio Informazioni e Notiziario n. 47 in data 31 dicembre 1941
del comando 2ª Armata – Ufficio Informazioni). Si veda anche il Foglio n. 58 del 16 gennaio 1942,
Ribellione cetnico-comunista, Regia legazione d’Italia in Zagabria – l’addetto militare. Le truppe tede-
sche di presidio in Croazia assommavano a una decina di battaglioni, in parte di truppe territoriali

