Page 243 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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La 2 armata e Le operazioni di controguerrigLia in JugosLavia (1941-1943) 243
a
ficile reperimento sui campi di battaglia
jugoslavi . La creazione delle M.V.A.C.
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preoccupò non poco i partigiani, che in-
dividuarono nei nazionalisti cetnici un
forte ostacolo alla penetrazione del verbo
comunista tra la popolazione jugoslava.
Anche sul piano militare i cetnici erano
nemici più difficili da affrontare delle
truppe dell’Asse, in quanto avvezzi alla
guerriglia e non meno pratici dei luoghi
delle bande partigiane. Non sorprende
quindi che anche il generale Mario Roat-
ta, subentrato ad Ambrosio al comando
della 2ª Armata, nel gennaio del 1942,
abbia seguito una politica di aperta colla-
borazione coi cetnici, alleati più affidabili
e combattivi dei croati.
Nel corso del 1942 il punto di vista
del comando della 2ª Armata iniziò a far-
si strada anche in ambito politico, pres-
so i rappresentanti diplomatici italiani a
Zagabria e lo stesso Ministero degli Esteri, con la progressiva presa d’atto di una linea di
condotta sempre più filo-tedesca e anti-italiana. Roatta, così, fu lasciato libero di orche-
strare un’alleanza militare coi cetnici che difese con ostinazione, nonostante le pressioni
croato-tedesche, fino al 1943.
Roatta, al pari di Ambrosio, nel proporre il ritiro dalla terza zona mirava a ridurre l’e-
stensione dei territori da controllare per concentrare le forze e crearsi una massa di mano-
vra . Ordinò quindi una riduzione del numero dei presidi, facendo nel contempo studiare
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dai comandi sottoposti operazioni a largo raggio con l’impiego di più divisioni finalizzate
alla distruzione delle bande o quanto meno a infliggere loro gravi perdite per ridurne sen-
sibilmente le capacità offensive. Roatta, intenzionato a far assumere alle sue forze un at-
teggiamento più aggressivo, elaborò sia piani d’operazione che prevedevano l’impiego delle
sole truppe italiane, come il piano “Primavera” in Slovenia, sia la collaborazione con le forze
croate e tedesche come il piano “Trio” in Bosnia.
I cicli “Primavera” e “Trio”, pur non ottenendo i risultati voluti, evidenziarono una
larghezza di vedute e una capacità organizzativa quasi impensate, soprattutto se raffrontate
681 Lo scarso armamento offensivo metteva però le M.V.A.C. in condizioni di netta inferiorità contro le
ben armate bande partigiane, che dal 1942 ebbero normalmente in dotazione lanciabombe di costru-
zione artigianale, mortai e artiglierie di preda bellica, oltre a numerose armi automatiche.
682 Nel gennaio del 1942 la Divisione “Sassari” aveva le forze ripartite in 12 presidi, di cui 10 a livello di
battaglione o superiore e 2 a livello di compagnia. La “Bergamo” teneva 14 presidi dei quali 8 a livello
di battaglione o superiore, 4 di compagnia e 2 di gruppo d’artiglieria in difesa costiera.

