Page 242 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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242 l’eserCito alla maCChia. Controguerriglia italiana 1860-1943
la rinascita della Jugoslavia come stato panserbo . Le formazioni cetniche furono spesso
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costituite con la piena approvazione del governo di Roma e in questo contesto nelle trat-
tative, svolte a livello locale, gli ufficiali italiani, spesso con una limitata conoscenza della
realtà socio-economica dei territori occupati e non abituati al ruolo di mediatore, dovevano
confrontarsi con i capi guerriglieri, di norma ambigui, scaltri e senza scrupoli. Per aiutarli,
nel dicembre 1941 il comando del VI Corpo d’Armata compilò una Sintesi degli elementi
base per le conversazioni con gli esponenti dei partiti serbi della Bosnia-Erzegovina, in cui si
suggeriva di porre l’accento sulla necessità di far fronte comune contro i comunisti e racco-
mandava di dar prova della massima moderazione per appianare o quanto meno limitare i
contrasti tra serbi e croati.
Il trattato bilaterale firmato a Zagabria nel giugno del 1942 e quello di Ragusa dell’a-
gosto successivo sanzionarono ufficialmente l’adesione croata al progetto italiano di creare
delle Milizie Volontarie Anti-Comuniste in cambio del ritiro delle truppe della 2ª Armata
dalla terza zona d’occupazione (tranne la città di Karlovac) e dello stanziamento nella se-
conda zona di reparti ustascia posti sotto comando italiano . Il governo croato si impegnò
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a rispettare le bande M.V.A.C. alle dipendenze dei comandi italiani, evitando soprusi e
rappresaglie nei loro confronti.
L’organizzazione delle M.V.A.C. in Croazia nell’estate 1942 si articolava in tre raggrup-
pamenti sotto il controllo del V, VI e XVIII Corpo d’Armata, per una forza complessiva
di circa 12.000 uomini . Non tutte le formazioni ebbero ufficiali di collegamento o co-
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mandanti italiani, come previsto dagli accordi , ma presso il comando della 2ª Armata
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furono distaccati degli ufficiali cetnici per facilitarne la gestione operativa. Nonostante il
carattere contingente dell’alleanza in funzione anticomunista, i comandi italiani cercarono
di esercitare una forma di controllo sulle formazioni cetniche, delle quali erano ben noti i
legami con l’Inghilterra che appoggiava e finanziava il movimento di Mihajlovic. Per evitare
un eccessivo potenziamento delle capacità di combattimento delle M.V.A.C. i rifornimenti
di armi e munizioni furono limitati all’essenziale, evitando la cessione di artiglierie e mor-
tai medi e riducendo al minimo le forniture di mitragliatrici. Inoltre le M.V.A.C. furono
equipaggiate in via prioritaria con armi individuali di origine francese (fucili e moschetti a
ripetizione ordinaria e fucili mitragliatori), così da poterne centellinare le munizioni, di dif-
677 Il programma politico cetnico era permeato di nazionalismo serbo ostile alla chiesa cattolica e all’e-
lemento musulmano e favorevole alla pulizia etnica delle popolazioni albanesi, ungheresi, italiane e
bulgare residenti entro i confini jugoslavi.
678 Nel corso del 1942 l’atteggiamento intransigente anti-serbo dei croati si mitigò nella consapevolez-
za del fallimento della politica di violenza e di sterminio seguita fino ad allora. In ottobre i principa-
li esponenti ustascia della politica anti-italiana e filo-nazista, Kvaternik ed il figlio Eugen Dido capo
della polizia, furono esonerati.
679 In seguito la forza totale della M.V.A.C. superò i 15.000 uomini.
680 Insieme alle M.V.A.C. continuarono a operare a fianco degli italiani bande cetniche indipendenti, le-
gate al movimento di Mihajlovic. In Erzegovina gli italiani costituirono anche una banda M.V.A.C.
musulmana di circa 800 uomini che, però, non fornì buona prova. Meglio fecero i tedeschi che in
Bosnia riuscirono a mobilitare ben 26.000 musulmani che furono inquadrati in gran parte in due di-
visioni SS.
Capitolo terzo

