Page 249 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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                           La 2  armata e Le operazioni di controguerrigLia in JugosLavia (1941-1943)  249
              stabilito da tempo il loro comando, precedendo di poco una colonna motocorazzata tede-
              sca della 718ª Divisione. Nel corso di duri combattimenti vennero inflitte severe perdite
              ai partigiani , ma il grosso delle bande riuscì a trovare scampo in Montenegro ed Erze-
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              govina. Il punto debole dello schieramento italo-tedesco fu la Divisione “Cacciatori delle
              Alpi” che, a causa delle difficoltà del terreno e delle azioni ritardatrici partigiane, non riuscì
              a sbarrare in tempo utile la soglia di Kalinovik e la zona di Camerno in alta Drina . Altra
                                                                               703
              causa del parziale insuccesso fu l’intervallo troppo lungo tra la fine della prima fase e l’inizio
              della seconda, un ritardo temporale imputabile al comando tedesco che indugiò troppo
              sulle posizioni raggiunte al termine di “Trio-1”. Il ruolo operativo principale fu svolto
              nuovamente dalle truppe italiane , mentre la 718ª Divisione tedesca, scarsamente adde-
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              strata al combattimento in montagna, ebbe solo due morti e pochi feriti . Se in “Trio-1”
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              gli italiani impiegarono in misura piuttosto estesa formazioni musulmane e cetniche con
              compiti di fiancheggiamento, in “Trio-2” il concorso di tali forze fu più ridotto e limitato
              alla protezione delle linee di rifornimento. Un ruolo importante fu svolto dalla Regia Aero-
              nautica che lanciò circa 24 tonnellate di bombe e oltre 30 di materiali.
                 Dalle operazioni si trassero importanti insegnamenti sui metodi di lotta dei partigiani
              che alle imboscate accompagnavano le interruzioni stradali e gli attacchi notturni ai reparti
              in sosta, non ancora organizzati a difesa, o addetti alla protezione delle retrovie e delle linee
              di comunicazione. In questo contesto diventava fondamentale il supporto delle unità del
              genio per riattare i numerosi ponti distrutti, soprattutto ricorrendo alle passerelle da mon-
              tagna, che potevano essere messe in opera rapidamente e permettevano il passaggio anche
              di autocarri e carri armati leggeri.
                 Terminata “Trio”, le forze italiane incalzarono le bande in fuga verso il Montenegro e
              l’Erzegovina, e per la prima volta dall’inizio delle operazioni di controguerriglia si ebbero



              702 Nell’intero ciclo operativo “Trio” le perdite partigiane furono valutate in circa 3.000 uomini, tra cui
                 1.900 prigionieri.
              703 La “Cacciatori” aveva alle sue dipendenze oltre a quattro battaglioni del 51° e 52° Reggimento di fan-
                 teria, buoni reparti che si distingueranno in seguito in Slovenia durante il ciclo “Primavera”, anche il
                 260° “Murge”, che ebbe il battesimo del fuoco proprio nel corso di “Trio”. Nell’intero ciclo operati-
                 vo dell’aprile-maggio 1942 la Divisione “Cacciatori delle Alpi” lamentò 228 perdite a fronte di 173
                 partigiani uccisi o catturati su un totale stimato di oltre 500 tra morti e feriti secondo notizie di in-
                 formatori (Relazione sulle operazioni svolte nel periodo 22 aprile – 30 maggio 1942, comando fanteria
                 divisionale “Cacciatori delle Alpi”).
              704 Le perdite subite dalle divisioni alpine furono di 51 morti e 86 feriti in maggioranza della “Pusteria”.
                 I partigiani ebbero oltre 2.100 uomini uccisi, feriti o catturati nei combattimenti contro gli alpini.
              705 “I comandi tedeschi hanno confermato la tendenza a non voler tener conto delle caratteristiche
                 dell’avversario, facendo avanzare le proprie truppe esclusivamente lungo le rotabili ed i fondi valle.
                 Eccettuata qualche puntata laterale, trascurando del tutto le regioni più elevate, divenute pertanto
                 ricettacolo sicuro per i ribelli che, come in passato, hanno lasciato defluire i reparti germanici per ri-
                 prendere, appena dopo, l’azione di guerriglia sulle retrovie. La mancanza assoluta di equipaggiamento
                 e di mezzi di trasporto adatti per azioni in terreno montano, può giustificare in parte tale comporta-
                 mento delle unità germaniche”. I reparti italiani, invece, si poterono avvalere di notevoli quantità di
                 muli e autocarrette che risultarono spesso gli unici sistemi di trasporto logistico impiegabili.
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