Page 253 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
P. 253
a
La 2 armata e Le operazioni di controguerrigLia in JugosLavia (1941-1943) 253
zona dove, seppur notevolmente frazionate e disperse, già in primavera erano più forti di
quelle operanti nella terza zona . Al riguardo, sottovalutando il processo di rafforzamento
710
delle formazioni comuniste, che si stavano tramutando in un esercito regolare dal punto
di vista sia dell’ordinamento che dei metodi di combattimento, Roatta commise l’errore
di non costituirsi una riserva strategica d’Armata, su base divisionale, da impiegare all’oc-
correnza per intervenire nelle aree maggiormente minacciate e far massa contro concen-
tramenti partigiani . Questa linea d’azione aveva peraltro il pieno assenso di Ambrosio,
711
che già nel dicembre 1941 aveva proposto di ritirare le truppe sulla linea delle Dinariche, e
rifletteva le difficoltà nel venir a capo di un fenomeno insurrezionale in rapida espansione
nonostante il vasto dispiegamento di forze e l’intensa attività dei reparti della 2ª Armata.
Al ritorno da un breve giro ispettivo presso le divisioni “Messina” ed “Emilia”, che aveva
evidenziato gravi lacune di ordine tecnico-tattico soprattutto nella sistemazione a difesa dei
presidi e degli accantonamenti, Roatta diramò la Circolare No. 5 C che, nell’evidenziare
i più macroscopici errori tattici commessi dalle truppe, sollecitava i comandi a esercitare
un maggior controllo sui reparti dipendenti. Carenze significative erano emerse nella co-
operazione tra l’arma base e l’artiglieria e nello sfruttamento del terreno ai fini difensivi,
e le artiglierie di piccolo calibro in particolare non dovevano essere tenute in posizione
arretrata, come in colonia, ma decentrate, per batterie, sezioni o anche per singoli pezzi,
nei capisaldi .
712
Sempre in tema di norme tattiche, nel corso del 1942-1943 vari comandi di grande
unità e di reparto produssero manuali ispirati alla Circolare No. 3 C che ne definivano
nel dettaglio le modalità di applicazione. Uno di questi, compilato dal comando della
Divisione di fanteria “Re” e intitolato Norme per il servizio delle scorte alle autocolonne, si
soffermava sulle misure da attuare per la protezione di convogli stradali, tra gli obiettivi
preferiti dei ribelli in quanto gli autocarri incolonnati su itinerari obbligati rappresentavano
un facile bersaglio e potevano garantire un ricco bottino. Per una colonna di 6 autocarri ne
occorrevano 2 di scorta, protetti con scudi da trincea, con un plotone fucilieri organico con
nucleo di sanità e 2 motocicli trasportati a bordo degli automezzi. Per una autocolonna di
7-12 veicoli, la scorta doveva essere raddoppiata e posta al comando di un capitano o di un
subalterno anziano, mentre nel caso di più di 12 autocarri era necessario frazionare l’auto-
710 La Situazione numerica dei ribelli e loro dislocazione alla data del 7 aprile 1942 dello S.M.R.E. – Uffi-
cio Operazioni dava nella seconda zona una forza stimata di 23.750 ribelli (di cui 22.000 comunisti,
il resto cetnici), contro i 23.600 della terza zona. Si valutavano presenti nella prima zona circa 4.000
ribelli comunisti.
711 In agosto, fu citato per la prima volta sui notiziari informativi d’Armata il gruppo Tito, che “stava
sconvolgendo la regione centrale della terza zona” e tendeva a “estendere l’occupazione territoriale se-
guendo le linee di minore resistenza, forse per assicurarsi in primo tempo, buone condizioni di vita”.
712 Circolare No. 5 C in data 10 giugno 1942, Sistemazione difensiva, Comando Superiore FF.AA. “Slo-
venia-Dalmazia” – Stato Maggiore. “In genere i lavori difensivi sono “pidocchiosi”, ed assolutamente
indegni di un esercito moderno. Alcuni, malgrado mesi di permanenza sul posto, sono appena all’al-
tezza di ciò che truppa decente può costruire in due ore. Sovente i piani di difesa esistono solo allo
stato embrionale, sono incompleti, e non tenuti al corrente. Diversi comandanti di compagnia e di
batteria non hanno mai udito parlare della circolare basilare No. 3 C”.

