Page 256 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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256 l’eserCito alla maCChia. Controguerriglia italiana 1860-1943
Aeronautica, e provvedendo allo sgombero della popolazione . Le direttive per l’azione
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in campo tattico della Divisione “Granatieri di Sardegna” richiamarono l’attenzione sulla
necessità di avanzare su percorsi in quota, in modo da dominare sempre il terreno dall’alto,
e di una elevata autonomia logistica dei reparti, per ridurre la dipendenza dalle colonne di
salmerie addette ai rifornimenti. In merito all’avversario, il comando “Granatieri di Sarde-
gna” rilevava che i partigiani operanti in Croazia “rispetto a quelli sloveni, nella lotta dimo-
strano un maggior spirito aggressivo, maggiore decisione e maggiore capacità di resistenza;
i gruppi che combattono sono in genere più numerosi e più compatti” .
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Con l’accrescersi della forza e del numero delle bande, queste diventavano sempre più
dipendenti da una sia pur minima struttura logistica, costituita da depositi di viveri e
munizioni che divennero obiettivi prioritari dell’azione italiana, più ancora dell’accerchia-
mento e dell’annientamento in combattimento dei partigiani. Private delle loro fonti di
alimentazione le bande più numerose e meno tenute alla mano dai loro capi, tendevano
infatti a disgregarsi con un rapido aumento del numero dei combattenti che si consegna-
vano spontaneamente.
Nell’intero ciclo operativo, al prezzo di 252 tra morti, feriti e dispersi, furono inflitte ai
partigiani 564 perdite (di cui 264 morti accertati), oltre a 49 prigionieri e 2.610 civili inter-
nati. Furono distrutti 46 baraccamenti, 3 magazzini viveri, 2 ospedali e raccolti un migliaio
di capi di bestiame. Nel corso delle operazioni nella Velika Kapela e nella Lika, preziosa
si rivelò l’attività dell’aeronautica attraverso 84 missioni con l’impiego di 110 apparecchi.
In novembre, Supersloda ordinò al V Corpo d’Armata di intervenire nella regione di
confine con la Slovenia per alleggerire la pressione a cui era soggetta da qualche tempo la
città di Karlovac. L’operazione, denominata “post Gorianci” ed eseguita da 5 battaglioni
della Divisione “Lombardia” rinforzati da gruppi d’artiglieria, 4 battaglioni ustascia e re-
parti della 1ª Celere, vide lo sbarramento del tratto Jastrebarsko-Zdencina e la successiva
manovra convergente di due colonne raccordate da reparti di cavalleria. Sempre ai confini
tra Slovenia e Croazia, nel corso delle operazioni che avevano lo scopo di dare sicurezza
al tratto ferroviario Fiume-Karlovac, si era intanto consumata la tragedia del Reggimento
“Cavalleggeri d’Alessandria”, nella disperata carica di Poloj del 17 ottobre 1942. Impegnato
con l’appoggio di un battaglione CC.NN., una batteria d’artiglieria e uno squadrone carri
leggeri in una puntata offensiva contro consistenti e agguerrite formazioni nemiche, il reg-
gimento, rimasto accerchiato, anziché attestarsi a difesa in attesa di rinforzi, per rompere
l’accerchiamento si lanciò in una scriteriata carica notturna tra i boschi che causò gravi
perdite . L’azione evidenziò in modo drammatico lo scarso rendimento di reparti montati
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718 Foglio n. 17185 in data 20 agosto 1942, Operazioni nella Velika Kapela, Comando Superiore FF.AA.
“Slovenia-Dalmazia” – Ufficio Operazioni. La zona di prevista operazione, tra Jasenak e Dreznica,
non vedeva truppe italiane dal novembre 1941.
719 Foglio n. 14880/OP. in data 10 settembre 1942, Direttive operative, Comando Divisione Fanteria
“Granatieri di Sardegna” – Ufficio del Capo di Stato Maggiore. Le bande del nord della Croazia era-
no composte quasi esclusivamente da contadini e lavoratori; l’elemento studentesco e intellettuale era
scarso e si trovava solo tra i capi ed i commissari politici.
720 Le perdite furono di 192 uomini, molti dei quali dispersi, 2 pezzi d’artiglieria, 11 automezzi, 7 mo-
Capitolo terzo

