Page 257 - L'Esercito alla macchia - Controguerriglia Italiana 1860-1943
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                           La 2  armata e Le operazioni di controguerrigLia in JugosLavia (1941-1943)  257
              nelle operazioni di controguerriglia, a motivo soprattutto della loro eccessiva vulnerabilità
              e dei condizionamenti derivanti dalla cura degli equini . Nel novembre 1942 la Divisione
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              Celere “Eugenio di Savoia” fu così ritirata dalla zona “calda” di Karlovac e stanziata in pri-
              ma zona nel Governatorato di Dalmazia.



              L’operazione “Dinara”

                 Il XVIII e il VI Corpo d’Armata, dopo essere stati impegnati nei mesi estivi in opera-
              zioni di normalizzazione, il primo nell’area di Sebenico, il secondo nella conca di Gacko e
              intorno Nevesinje, in ottobre furono impegnati nella cosiddetta “operazione Dinara”, un
              complesso ciclo operativo articolato in due fasi, “Alfa” e “Beta”, che si sviluppò a cavallo
              tra la seconda e terza zona. La regione dinarica, in cui si trovavano importanti miniere di
              bauxite ampiamente sfruttate dai tedeschi, era stata strappata dai partigiani ai presidi cro-
              ati ai quali le truppe italiane l’avevano affidata qualche mese prima e Berlino aveva quindi
              chiesto che Supersloda ristabilisse la situazione. Dal 4 al 10 ottobre si svolse la fase “Alfa”
              in cui il VI Corpo, rinforzato da consistenti formazioni cetniche dell’Erzegovina nonché
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              da reparti croati e da un battaglione del XVIII, riprese il controllo della zona di Prozor .
              Le forze italiane operarono ripartite in due gruppi tattici di formazione composti ciascuno
              da una mezza dozzina di battaglioni, in parte forniti dalle divisioni “Marche”, “Bergamo”,
              “Murge”, “Messina” oltre a un battaglione di ustascia e 5 di M.V.A.C., col rinforzo di un
              gruppo d’artiglieria, di 4 reparti di carri leggeri ed autoblindo a livello di compagnia/squa-
              drone e di un reparto pontieri per gettare un ponte d’equipaggio atto al transito di autocarri
              sul fiume Rama. Altri 10 battaglioni M.V.A.C. operarono autonomamente ripartiti in due
              colonne. L’“operazione Dinara” vide infine il largo impiego di automezzi per trasportare le
              truppe a ridosso delle posizioni avversarie. In varie località i partigiani si erano sistemati a
              difesa con postazioni protette per armi automatiche, osservatori, trinceramenti e ricoveri
              in caverna. Nella fase “Alfa” le bande M.V.A.C. sostennero il peso maggiore degli scontri,
              anche dal punto di vista delle perdite dell’Asse, e nel corso dell’avanzata infierirono in più
              occasioni sulle popolazioni cattoliche e musulmane. Ciò portò ad una recrudescenza del
              confronto tra croati e cetnici ed a nuovi attriti tra i comandi italiani e le autorità di Zaga-
              bria. Per questo motivo nella fase “Beta”, condotta nella zona di Livno dal XVIII Corpo
              d’Armata col sostegno di alcuni battaglioni del VI e di reparti croati per un totale 10 bat-


                 tocicli, 4 mitragliatrici e 2 stazioni radio. Le perdite partigiane furono valutate in circa 300 uomini.
              721 Considerazioni, relazione sul combattimento di Poloj del generale Lomaglio. Così è stata descritta la
                 carica dal S.I.M.: “Il comando di raggruppamento rappresentò l’opportunità di sistemarsi a difesa
                 per la notte nelle favorevoli posizioni raggiunte, ma ebbe invece l’ordine di ripiegare su Perjasica. Il
                 movimento si compì tra episodi di eroismo, ma si risolse in una rotta. L’intenso fuoco nemico, che
                 colpì 119 cavalli e ne ferì 69, tra cui quelli dell’artiglieria ippotrainata, provocò confusione, panico e
                 intasamento della strada”. I partigiani infierirono sui prigionieri molti dei quali furono finiti a colpi
                 d’arma bianca (Massacro di Perjasica (Croazia), 17 ottobre 1942, S.I.M.).
              722 In contemporanea ad “Alfa”, i tedesco-croati avevano lanciato una importante azione contro la rocca-
                 forte partigiana di Jajce, a ridosso della linea di demarcazione.
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